ANCONA «Stavo con lui solo perché mi procurava la cocaina, non era una relazione d’amore. I rapporti sessuali? Sempre dopo aver consumato droga. Ogni volta non...
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L’imputato, 33enne anconetano, è finito alla sbarra dopo la richiesta di giudizio immediato presentata dalla procura. Ieri, a dividerlo dalla ragazza, c’era un paravento. Davanti al collegio penale, la 23enne ha raccontato di un rapporto iniziato ad agosto, «esclusivamente basato sulla droga» e terminato un mese dopo, quando lei ha deciso di iniziare un percorso riabilitativo per uscire definitamente dal tunnel della cocaina.
«Non avevo soldi per procurarmela – ha detto la ragazza - allora ricorrevo a lui. Ogni volta che assumevamo droga, facevamo sesso. Per evitarlo, cercavo di inventare delle scuse, ma lui era insistente nei miei confronti e mi sentivo in debito proprio perché mi procurava la droga. E poi, di fronte alla promessa di ricevere in cambio altra cocaina, cedevo. Io cambiavo idea solo davanti all’idea di avere dopo altra sostanza. Ma quando avevamo i rapporti, non vedevo l’ora che finisse. Se mi sono sentita violentata? Sì, in quattro occasioni». La 23enne ha riportato in udienza anche le parole con cui l’imputato l’avrebbe convinta ad avere rapporti sessuali: «Mi diceva “dai, facciamolo, poi ti do tutta la droga che vuoi”. Anche quando non era con me, io sentivo la sua voce. Ero come allucinata. Più volte ho pensato che la mia vita era finita, tutti i giorni erano sempre uguali: dormivo, mangiavo poco e cercavo cocaina. Ho pensato più volte di farla finita». Il 33enne, difeso dall’avvocato Fabrizio La Rocca e ancora ai domiciliari, è anche accusato di stalking. «Avevo paura di lui. Era ossessionato da me e si arrabbiava se non rispondevo al telefono. Diceva: io rompo tutto, faccio a botte con tuo padre, se sei con qualcun altro ti ammazzo. Quando mi sono ricoverata a Torrette, a settembre, è venuto anche in ospedale. Mi voleva riportare a casa». In quell’occasione, sarebbero stati anche minacciati i genitori della 23enne: la madre di essere colpita con un machete, il padre a colpi di pistola.
Sollecitata dalla difesa, la ragazza ha chiarito la natura del rapporto con l’imputato: «Gli avevo fatto credere che stavamo insieme, ma io ero con lui solo per la droga. Parlava di figli, matrimonio e forse l’ho detto anche io. Ma quale famiglia potevamo mai avere insieme?». Il 33enne ha sempre rigettato ogni accusa, sostenendo l’esistenza di un legame d’amore con la ragazza, basato sull’affetto e non sull’assunzione di cocaina. E la difesa ha prodotto quasi 200 pagine di screenshot di messaggi whatsapp scambiati tra i due. Il contenuto dimostrerebbe il rapporto che avrebbe unito i due a partire da agosto e non fatto di minacce, ritorsioni e dichiarazioni persecutorie. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico