Era diventata un vespasiano pubblico, ora rinascerà: un lifting per la statua dimenticata di Albertini

La statua di Albertini è diventata un vespasiano
ANCONA - Uno spiraglio di luce per la statua di Luigi Albertini, collocata ai giardinetti di piazza Cavour. Dopo anni di segnalazioni, arrivate sia da associazioni che da singoli...

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ANCONA - Uno spiraglio di luce per la statua di Luigi Albertini, collocata ai giardinetti di piazza Cavour. Dopo anni di segnalazioni, arrivate sia da associazioni che da singoli cittadini, circa lo stato di degrado in cui versa il cippo dedicato al giornalista anconetano, il Comune ha deciso di procedere a un’opera di restyling. 


I lavori di restauro conservativo, per un importo di 2.057 euro, sono già stati affidati alla ditta di Cessapalombo di Adriana Malpiedi, architetto specializzato in conservazione e restauro.

 

 

La decisione di tirare a lucido la statua marmorea del 1951 che celebra l’ex direttore del Corriere della Sera (lo è stato per 21 anni dall’inizio del 1900) è stata presa dopo le segnalazioni apparse anche sul nostro giornale legate al degrado ormai cronico che caratterizza il piccolo monumento. Così almeno si legge sul documento istruttorio redatto dal Comune: «Si è potuto verificare che il monumento, posizionato sotto un’alta vegetazione sempreverde e resinosa, necessità di un intervento di pulizia e successiva protezione che ne faciliti, in seguito, il corretto mantenimento».
Un mantenimento per l’opera scolpita dall’anconetano Vittorio Morelli non sempre adeguato alla grandezza del nome di Albertini, nato nel capoluogo dorico nel 1871 e morto a Roma nel 1941. L’aiuola dove si erge la statua, infatti, è stata spesso trattata come un bagno a cielo aperto, alla mercé di incivili e vandali. E poi, parte del busto marmoreo è ormai annerito, a causa del degrado portato probabilmente dalle intemperie e dallo smog.


Le striature nerastre si possono anche notare ai bordi della lapide che riporta nei confronti del giornalista parole di commiato e dedica a volte non semplici da leggere, dato che alcune lettere sono state aggredite dall’incuria. Tre anni fa, un anno dopo il restyling di piazza Cavour, l’associazione Italia Nostra aveva provocatoriamente parlato di «un prodigio laico», in riferimento alle «lacrime» viste sgorgare, in senso metaforico, dalla statua di Albertini. «Lacrime di rabbia – aveva supposto l’associazione - per le pessime condizioni in cui la statua è stata lasciata, mentre la vicina statua dedicata a Cavour è stata interessata, insieme alla piazza, da un importante intervento di restauro».  Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico