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ANCONA - Hanno la testa nel pallone ma i piedi ben piantati a terra, Sharon e Florinda. In un Paese diviso sul decreto Zan e infestato da una strisciante omofobia, più diffusa di quanto si pensi, si sono promesse amore eterno. Loro, due giovani donne, omosessuali, su un campo da calcio: un messaggio dalla formidabile carica simbolica in tempi oscuri.
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Sharon Annarelli, 24 anni, e Florinda Carnevale, 26, si sono promesse amore eterno al Dorico, mentre migliaia di ragazzi e ragazze nelle piazze di tutta Italia manifestavano in nome dell’uguaglianza e contro l’omotransfobia. «Ci siamo conosciute 4 anni fa da avversarie, quando giocavamo in due squadre diverse a Foggia, la nostra città natale: ora siamo fidanzate e presto ci sposeremo», racconta Sharon, attaccante dell’Ancona Respect, club femminile che milita nel campionato di Eccellenza.
D’altronde, è la passione per il calcio (sono juventine sfegatate) che le ha fatte conoscere. «Fino all’ultimo ho avuto il terrore che mi dicesse di no», confessa Sharon. Ma l’amore vince su tutto. «In realtà volevo farle io la proposta, ma lei mi ha anticipato - racconta Florinda -. Non me l’aspettavo proprio. E quando ho scoperto che anche i miei si sono dati da fare per organizzare tutto questo, è stato bellissimo. In realtà è stata casuale la concomitanza con la giornata internazionale contro l’omofobia, ma crediamo che il nostro gesto sia molto importante per il contesto in cui viviamo. Speriamo sia una svolta e serva a tutte le ragazze e i ragazzi come noi ad avere il coraggio di mostrarsi al mondo per quello che siamo, senza più nasconderci».
Sharon e Florinda un anno fa hanno lasciato Foggia sia per cercare lavoro altrove (sono operaie), sia per allontanarsi da una realtà, quella del Sud, «ancora troppo chiusa. Ad Ancona - spiegano - abbiamo trovato una mentalità diversa: anche se ci siamo spostate di poco, la differenza si sente. Non abbiamo mai avuto problemi di integrazione, non ci siamo mai sentite discriminate. Dovrebbe essere così ovunque. E invece ancora si polemizza su una legge che si limita semplicemente a puntellare dei diritti che, in una società normale, dovrebbero essere acquisiti».
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Corriere Adriatico