Spari al Q2 di Ancona, l’ex poliziotto dal giudice: «Volontariato al posto del processo»

Spari al Q2 di Ancona, l’ex poliziotto dal giudice: «Volontariato al posto del processo»
ANCONA Un percorso di messa alla prova per cercare di estinguere il reato che gli ha affibbiato la procura. È quanto chiesto dalla difesa di Alessandro Giordano, l’ex...

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ANCONA Un percorso di messa alla prova per cercare di estinguere il reato che gli ha affibbiato la procura. È quanto chiesto dalla difesa di Alessandro Giordano, l’ex poliziotto del Commissariato di Civitanova accusato di aver sparato al 22enne Nicolò Giommi, rimasto ferito alla coscia la notte dello scorso 22 gennaio, in via Flavia. Il colpo era partito dalla pistola d’ordinanza che Giordano aveva con sé. La messa alla prova comporterebbe un iter fatto di servizi di volontariato. Sull’ammissibilità dell’istanza, il giudice deciderà il 14 febbraio. In caso di un giudizio positivo sull’intero percorso, il reato verrà considerato estinto e l’eventuale processo evitato. Così prevede la legge.

 


Il reato

Giordano, libero ormai da cinque mesi da misure cautelari e destituito dalla Polizia di Stato dopo la sparatoria, deve rispondere di lesioni personali aggravate. In un primo momento, la procura aveva ipotizzato il tentato omicidio, tanto che l’allora poliziotto era stato collocato agli arresti domiciliari. «Sono stato aggredito» ha sempre sostenuto il poliziotto, ricordando di essere stato circondato in via Flavia da una decina di ragazzi, amici di Giommi. Il 22enne era stato portato all’ospedale di Torrette e sottoposto a due interventi per ridurre l’emorragia alla coscia. La violenza in strada era esplosa dopo un alterco avuto in discoteca tra il giovane, tifoso biancorosso, e il poliziotto. La resa dei conti, poi, in via Flavia, all’altezza del centro ricreativo comunale. 

La difesa

«Il primo colpo l’ho sparato in aria, il secondo è partito accidentalmente, neanche mi ricordo di averlo fatto. Erano in tanti, alcuni con il cappuccio sulla testa, mi hanno aggredito. Ma io non volevo far male a nessuno» aveva detto Giordano nel corso dell’udienza davanti al gip Carlo Masini subito dopo il fermo disposto per tentato omicidio aggravato. Fermo che non era stato convalidato, ma a cui aveva fatto seguito la misura cautelare dei domiciliari con il braccialetto elettronico. Sulla decisione di derubricare il reato hanno pesato essenzialmente due consulenze tecniche disposte dalla procura. Una, quella medico-legale del dottor Mauro Pesaresi, ha rilevato sì la gravità della ferita del 22enne, ma anche che Giordano aveva esploso il colpo non nella direzione di una parte vitale del colpo.

L’altra consulenza

Secondo dettaglio: la perizia balistica, che ha consentito di ricostruire la sparatoria anche in 3D. Dagli accertamenti eseguiti, Giordano aveva sparato con il braccio flesso (e non in tensione) a una distanza da terra di 87 centimetri. Tra la canna della pistola e la coscia ferita ci sarebbe stata una distanza minima, compresa in un range tra i 17 e i 26 centimetri. In sostanza, il poliziotto non avrebbe mirato per uccidere Giommi, assistito dall’avvocato Michele Di Ruggero. Il 41enne è difeso dai legali Marco Chiarugi e Paolo Campanati. 

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Corriere Adriatico