ANCONA - «I soldi che chiedevamo? Erano il frutto di prestiti giustificati e documentabili. Non siamo usurai». È con queste parole che davanti al giudice si...
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Durante l’udienza di convalida, i coniugi, entrambi 30enni e incensurati, hanno respinto ogni addebito. Lui lo ha fatto dal carcere di Montacuto. Lei nell’aula gip del tribunale. Gli arresti sono stati entrambi convalidati. La difesa La difesa, avvocati Silvia Pennucci e Fabrizio La Rocca, ha chiesto l’annullamento della misura cautelare, ma il giudice si è riservato su quest’ultimo punto. Da quanto emerso, le coppie implicate nella vicenda sarebbero legate da un rapporto di conoscenza reciproca. Verso la fine dello scorso anno, le presunte vittime si sarebbero rivolte ai 30enni per un prestito del valore di mille euro. Poi, un altro ancora: due mila euro circa l’ammontare dell’importo. Sarebbe servito per coprire le spese di un viaggio e la preparazione di una funerale lontano da Ancona. Una parte del prestito, secondo quanto detto ieri dalla coppia davanti al giudice, sarebbe stato restituito con un assegno. Un’altra, invece, non sarebbe stata coperta dalle presunte vittime. Loro avrebbero dovuto pagare il favore pecuniario con la fornitura di alcuni divani. Suppellettili che non sarebbero mai arrivati nell’appartamento dei due indagati, a Falconara. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico