La verità della studentessa che aspetta un figlio dal tecnico

La verità della studentessa che aspetta un figlio dal tecnico
ANCONA - Claudia, chiamiamola così, con un nome a caso, non va a lezione da lunedì scorso, da quello sfogo liberatorio gridato nel corridoio della sua scuola davanti a tutti,...

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ANCONA - Claudia, chiamiamola così, con un nome a caso, non va a lezione da lunedì scorso, da quello sfogo liberatorio gridato nel corridoio della sua scuola davanti a tutti, incrociando l’uomo che - secondo lei - è il papà del bambino che le sta crescendo in grembo. “Mi hai messo incinta e adesso fai finta di non conoscermi”, gli ha gridato contro aggiungendo aggettivi poco teneri all’indirizzo del giovane tecnico di laboratorio con cui avrebbe intrecciato una relazione, interrotta bruscamente quando lei gli ha confidato di essere in dolce attesa. Dolce si fa per dire, perché la ragazza, al quinto anno delle scuole superiori, rischia di portare avanti da sola la gravidanza (lui nega di averla messa incinta) o di essere costretta a interromperla.




“E’ una scelta che voglio prendere quando sarò più serena”, sussurra Claudia al telefono, dopo aver chiamato la redazione del Corriere Adriatico per mettere in fila alcuni punti fermi di questa storia resa pubblica dal suo legittimo sfogo di ragazza poco più che maggiorenne alle prese con una delusione atroce. “Non è vero che ho cambiato sezione per non incontrarlo più, in questi giorni non sono andata a scuola ma ci tornerò lunedì, visto che la preside mi ha garantito che lui, l’assistente, non sarà più presente nel nostro istituto fino alla fine dell’anno scolastico, maturità compresa. Voglio ritrovare la serenità che mi occorre per affrontare questa situazione”.



Claudia racconta di aver resistito per mesi ai corteggiamenti del giovane assistente precario, non ancora quarantenne. “Ha cominciato con le avance e i complimenti a novembre dell’anno scorso, all’interno della nostra scuola, ma solo a fine febbraio abbiamo iniziato una vera relazione. Ho svariate decine di messaggi e chiamate nel telefonino che possono testimoniare cosa c’era tra di noi”.



La preside l’ha invitata a presentare una relazione scritta e lei giovedì ha consegnato il dossier alla segreteria della scuola, corredato da date e orari delle chiamate e dei messaggini, molti dei quali scambiati in orario scolastico, quando entrambi entrano all’interno dell’istituto. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico