Ancona: danneggiata la scalinata del Passetto, due indagati

ANCONA - Danneggiamento del patrimonio archeologico storico e culturale, violazione del Codice di tutela dei beni culturali e del paesaggio (art. 181 della legge 42 del 2004)....

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI

99,98€

40€
Per 2 anni

ATTIVA SUBITO

OFFERTA MIGLIORE

ANNUALE

49,99€

19€
Per 1 anno

ATTIVA SUBITO

MENSILE

4,99€

1€ AL MESE
Per 3 mesi

ATTIVA SUBITO

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE

MENSILE

4,99€

1€ AL MESE
Per 3 mesi

ATTIVA SUBITO

ANNUALE

49,99€

11,99€
Per 1 anno

ATTIVA SUBITO

2 ANNI

99,98€

29€
Per 2 anni

ATTIVA SUBITO

OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno

ANCONA - Danneggiamento del patrimonio archeologico storico e culturale, violazione del Codice di tutela dei beni culturali e del paesaggio (art. 181 della legge 42 del 2004). Sono le ipotesi di accusa contestate alle due persone indagate dalla Procura di Ancona nell'inchiesta condotta dal pm Paolo Gubinelli sul danneggiamento di otto gradini della prima rampa della scalinata dietro al Monumento ai Caduti del Passetto ad Ancona.

Sul registro degli indagati sono finiti l'ingegnere del Comune di Ancona Luciano Lucchetti, e Stefano Gobbi, conducente del bobcat dotato di pala escavatrice che ha danneggiato i gradini transitando in discesa: il 24 maggio scorso il mezzo condotto da Gobbi, titolare della ditta Stema, doveva essere impegnato nei lavori di sistemazione della sottostante spiaggia del Passetto. Il passaggio era stato autorizzato dal Comune.

Probabilmente per un errore di manovra, la pala aveva impattato sui gradini, sgretolandone o sbeccandone alcuni.

Sui fatti indagano i carabinieri del Nucleo Tutela del patrimonio artistico, incaricati dalla procura anche di verificare altre eventuali irregolarità nei lavori eseguiti in zona parco e sottoposta a tutela. A quanto pare, però, non riguardavano il ripascimento e dunque non avevano bisogno di autorizzazioni specifiche.

Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico