ANCONA - È una storia che fa bene al cuore, quella di Romano e Silvestrina (per tutti Silvana). Una storia semplice, come tante altre, ma che proprio per questo riesce a...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
Lei, appena diciassettenne, era solita far spesa in un alimentari accanto alla fabbrica in cui lavorava lui (all’epoca diciannovenne) in zona Borgo Rodi. Comincia un gioco di sguardi e, una parola tira l'altra, i due fanno conoscenza e presto scoppia l'amore. Cinque anni di fidanzamento e, il 4 settembre 1965, le nozze.
Lui operaio, lei casalinga. Ha inizio una nuova vita, fatta di sacrifici, di fatica e di lavoro, ma anche di tante soddisfazioni. Romano e Silvestrina, a testa bassa, per più di quarant'anni, si sono rimboccati le maniche e, solo grazie al proprio sudore e alle loro forze, sono riusciti a vivere un'esistenza serena, felice.
"Ho iniziato a lavorare a 14 anni, per 500 lire a settimana - racconta Romano, mentre mostra con orgoglio la medaglia d'oro al pensionamento - più della metà del guadagno la impiegavo nel filobus che, da casa, mi trasportava in fabbrica. Lavoravo sempre. Il tempo libero che avevo, lo trascorrevo con la mia famiglia, a cui non ho mai fatto mancare nulla".
Una famiglia che ben presto si allarga: nel 1966 nasce Raffaella e nel 1972 sua sorella Marina. "Non avevamo televisore né telefono. Mai andati a cena fuori. Le prime vacanze le abbiamo fatte una volta che Romano è andato in pensione - continua Silvestrina -. I vestiti che indossavamo li cucivo e confezionavo io stessa".
Eppure, quella di Romano e Silvestrina non è stata una vita votata alla sopravvivenza, tutt'altro. Pur tra tante privazioni e mancanze, non si sono mai persi d'animo. La loro forza, la loro linfa vitale era l'obiettivo comune di crescere, di evolvere, di ingegnarsi per vivere un'esistenza dignitosa, soddisfacente e appagante. "Quello che non abbiamo avuto, non l'abbiamo vissuto come una rinuncia - raccontano - ci siamo adattati a tutto e con umiltà siamo andati avanti".
Ciò che entrambi hanno costruito, in questi cinquant'anni, è frutto della loro curiosità, del loro darsi da fare. La storia di Romano e Silvestrina rappresenta un esempio per chi, oggi, preso dalla smania del consumismo, dal possesso effimero di oggetti non certamente indispensabili nella vita, troppo spesso è vittima di egoismo ed egocentrismo, perché forse, a volte, ci si dimentica che le vere gioie sono nelle piccole cose, nel lavoro, nell'impegno quotidiano, nelle realizzazioni e nelle soddisfazioni che ci provengono da esso. Combattere per i propri obiettivi, mettercela tutta, adattarsi e trovare appagamento e completezza in ciò che si costruisce giorno per giorno solo con le proprie forze, evitando il superfluo e cogliendo l'essenza della vita stessa.
Forse è proprio questo, quello che suggerisce la storia di Romano e Silvestrina: tornare indietro, tornare alle origini, quando i nostri nonni hanno combattuto per loro stessi e la propria famiglia, cercando di dare sempre il massimo ed evitando sprechi e sperperi. Proprio per festeggiare questo mezzo secolo d'amore e di vita insieme, i due sposi hanno deciso di devolvere una donazione alla Fondazione dell'Ospedale Salesi di Ancona. L’amore che offre carezze. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico