ANCONA - «Sono stato lasciato per quasi tre ore nella sala d’aspetto del pronto soccorso con un infarto in atto». È la denuncia del 59enne Ivano Costanzi,...
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Questa volta, il sovraffollamento non c’entra perché quando il 59enne è entrato in ospedale la saletta d’aspetto era vuota. Eppure, ha dovuto attendere più di due ore per una visita con la sofferenza cardiaca avrebbe potuto compromettere seriamente le sue condizioni. Il dramma, per fortuna, è stato scongiurato. Costanzi, dopo aver subito un intervento di angioplastica coronarica e un ricovero di due giorni in Cardiologia, sta ora bene. «Erano le 3.30 del 25 dicembre quando mi sono svegliato – racconta il 59enne -. Stavo male, i dolori al petto erano molto forti. Ho riconosciuto i sintomi riconducibili ad un infarto perché sono un istruttore subacqueo e ho il brevetto di primo soccorso. Ho subito chiamato il 118, mi è stata inviata un’unità mobile a casa per portami al pronto soccorso». E qui le cose sarebbero precipitate.
«Al triage – continua – l’infermiere mi ha classificato come codice verde. Ho fatto presente che poteva trattarsi di un infarto ma non è servito. Mi sono seduto in una sala d’attesa vuota. Non c’era nessuno». Pensava che la visita sarebbe avvenuta di lì a poco, ma invece non è stato così. «Dopo di me, sono arrivate altre due persone. Dalle 4 alle 6 siamo rimasti sempre in tre. Non è più entrato, né uscito alcun paziente dal pronto soccorso». Alle 6, la svolta. «Non ci ho visto più ed ho fermato un infermiere per chiedere spiegazioni: non c’era nessun motivo per attendere tutto quel tempo per una visita. Quando mi è stato risposto che non ero grave, ho sbottato dicendo che avrei chiamato le forze dell’ordine. Dopo tre minuti, sono stato chiamato in sala visite dove mi hanno effettivamente riscontrato un infarto in corso. Il cardiologo è arrivato in pochissimo tempo e la mattina di Natale sono stato operato d’urgenza per un’angioplastica. Alla fine, grazie alla clinica cardiologica sto bene. Ma la vicenda poteva concludersi tragicamente». Una volta dimesso, il 59enne ha anche scritto una lettera di protesta al Tribunale del Malato e ai vertici di Torrette. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico