Richieste di aiuto ma anche di ascolto: tante chiamate ai carabinieri durante le festività

Richieste di aiuto ma anche di ascolto: tante chiamate ai carabinieri durante le festività
ANCONA  - Nel corso delle ultime festività natalizie numerose sono state le chiamate al numero d’emergenza “112” del Comando Provinciale Carabinieri...

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ANCONA  - Nel corso delle ultime festività natalizie numerose sono state le chiamate al numero d’emergenza “112” del Comando Provinciale Carabinieri di Ancona, ma ciò che attira l’attenzione è che molte di queste chiamate non sono “classificabili” come chiamate operative ma semplici richieste d’aiuto, così come talvolta di banali consigli.



Si tratta per lo più di persone anziane che – in preda spesso allo sconforto della solitudine - pensano bene di comporre il numero d’emergenza “112” e trovare dall’altra parte una voce vicina, quella del Carabiniere, pronto comunque a darle consiglio o semplicemente ad ascoltarlo. Del resto “tra la gente per la gente” è uno dei principali “slogan” dell’Arma dei Carabinieri, quindi non soltanto attività preventiva e repressiva ma anche di funzione sociale vera e propria.

Tra le centinaia di chiamate pervenuta singolare è stata quella di un uomo anziano, che ha chiesto aiuto su come fare funzionare la caldaia che non riusciva ad accendersi oppure quella di numerose persone che a seguito di cadute accidentali o infortuni casalinghi hanno richiesto l’aiuto dei Carabinieri, così numerose sono le chiamate di persone impossibilitate ad entrare nel proprio appartamento perché in preda - a numerosi pensieri – hanno dimenticato le chiavi d’ingresso dietro la porta. Puntuale ad ognuna di queste richieste l’impegno dei Carabinieri a risolvere, direttamente o con l’ausilio dei colleghi dei vigili del fuoco e del personale sanitario del 118, le anzidette richieste d’aiuto.

Quanto sopra detto racchiude la vera essenza dei Carabinieri e della loro silenziosa, discreta e rassicurante presenza. L'“uniforme amica” per antonomasia, quella alla quale poter chiedere molto di più che una semplice mano. Un punto di riferimento non solo per esigenze strettamente connesse con l'esercizio dei compiti di polizia, ma spesso per un consiglio, per una parola che valga a risolvere una controversia o a prevenirne l'insorgere, talvolta solo per conforto. Una vera e propria “funzione sociale”, quindi, assolta da una figura “familiare”, presente ovunque, con un'unica missione: il servizio alla comunità in cui opera, alla quale garantisce “protezione ravvicinata” e riserva un'amicizia esclusiva.

Un sentimento che la comunità ricambia, integrando la Stazione Carabinieri, “sentinella” del territorio, nel suo “patrimonio” con affetto e fiducioso affidamento, riconoscendo la dedizione incondizionata al bene comune e il generoso impegno dei suoi Carabinieri, gratificati dalla sola ricompensa morale.
Il continuo rinnovarsi di questo meccanismo virtuoso fa sì che il Carabiniere senta ancor di più su di sé la responsabilità nei confronti della comunità e la eserciti al meglio. Questo è, in sintesi, il motivo per cui l'Arma non solo dà continue prove della propria efficienza operativa, ma cerca anche di essere sempre più vicina alle comunità, interpretandone i bisogni e condividendone ansie e speranze. Ciò è possibile grazie a quella capacità d'ascolto propria di chi vive il territorio e che si traduce, per il Carabiniere, in una straordinaria operosità. Un fervore operativo, sostenuto da valori etici, che è garanzia dell'ordine, della sicurezza, della legalità, della tranquillità della comunità: in definitiva, il presupposto della qualità della vita.


A ricordare quanto forte sia questo vincolo che lega l'Arma alle comunità c'è un simbolo nel quale ci imbattiamo quotidianamente: l'antico cappello a due punte indossato dai Carabinieri, la lucerna stilizzata, con un pennacchio rosso e blu, presente sui tanti cartelli stradali, ormai parte integrante del paesaggio italiano. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico