La baby gang dei ricatti va verso il processo. Le vittime dei bulli: «Avevamo paura di morire»

La baby gang è stata sgominata dalla polizia
ANCONA - In 4 fuori dal carcere e per due di questi la notifica della conclusione delle indagini. È arrivata al giro di boa l’inchiesta della procura dei minorenni...

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ANCONA - In 4 fuori dal carcere e per due di questi la notifica della conclusione delle indagini. È arrivata al giro di boa l’inchiesta della procura dei minorenni sui presunti episodi estorsivi e atti persecutori, con tanto di minacce e umiliazioni, perpetrati da un gruppo di ragazzi (non ancora maggiorenni all’epoca dei fatti) nei confronti di almeno 8 coetanei, alcuni gravati da deficit psichici.

 

Un mese fa il gip aveva firmato l’ordinanza di custodia cautelare in carcere per 5 indagati, tra i 16 e i 18 anni. Dopo il ricorso al Riesame, 3 ragazzi sono stati collocati in comunità. Un quarto è libero. Il quinto, un 18enne, è ancora in carcere. Per due, un 16enne e un 17enne, è arrivata la notifica della conclusione delle indagini preliminari. Si avvicina un processo, a meno che le difese non tentino la carta della messa alla prova. È già sub judice la posizione di un sesto indagato, unico maggiorenne all'epoca dei fatti: è un 20enne ai domiciliari. Per lui il procuratore aggiunto Valentina D’Agostino ha chiesto una pena di 4 anni e 4 mesi per stalking ed estorsione. Le vittime minorenni per almeno due anni – sostiene l’accusa – avrebbero subito le angherie del 19enne, commesse anche fuori dalla scuola.

Per quanto riguarda il capitolo della procura dei minori, le ipotesi accusatorie per i componenti del gruppetto arrestato dalla Squadra Mobile vanno dallo stalking, all’estorsione, alla violenza privata e alle minacce. Tra gli episodi contestati, quello del dicembre 2019 in piazza Malatesta. Un adolescente sarebbe stato accerchiato, picchiato e filmato mentre piangeva: «Volevo andare via, ma non potevo perché avevo tutti intorno. Mi minacciavano».

La forza del quintetto risiedeva nel branco, come riferito da una vittima: «Trovano una scusa per avere l’occasione di menarti, non vengono mai soli, ma sempre in gruppo». Un ragazzino, si è detto «terrorizzato», un altro aveva riferito di aver avuto «paura di morire», un altro ancora di aver considerato l’idea di lasciare l’Italia. A impietrire le vittime erano anche richieste di denaro o sigarette. Ci sarebbero poi state le minacce: «Spero che quando arrivi a casa trovi i tuoi genitori sgozzati», «Impicco te e i tuoi genitori».

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Corriere Adriatico