ANCONA - L’arbitro tira fuori il rosso e il giocatore lo punisce con un pugno dritto in faccia. È la scena che ieri pomeriggio ha causato la sospensione della partita...
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A perdere la testa è stato il numero dieci dell’Aquila, Mihai Coman, attaccante romeno di 29 anni alla prima stagione con la squadra rossonera e bomber con otto gol stagionali. È stato lui a sferrare un duplice cazzotto al direttore di gara, il 18enne anconetano Christian Guarino. L’arbitro è stato portato al pronto soccorso di Torrette da un’ambulanza della Croce Rossa. Sul posto sono anche piombate le pattuglie di polizia e carabinieri. Il 29enne è il fratello maggiore di Daniel Constantin Coman, il difensore di 22 anni espulso nella gara che l’Aquila aveva disputato contro il Candia in campo ospite.
Il 10 febbraio, il giocatore aveva colpito un avversario a terra per poi stringere le mani attorno al collo del direttore di gara. Il giudice sportivo ha decretato per lui una squalifica di un anno. Ora, toccherà stabilire anche i termini per l’altro componente della famiglia. L’attaccante si è scatenato a metà del secondo tempo del match iniziato ieri alle 15. Le due squadre si trovavano in parità dopo il vantaggio dei rossoneri. La bagarre a centrocampo dopo un fallo commesso dal 29enne. L’arbitro ha fischiato, il romeno 29enne ha infierito contro il giovane direttore di gara con improperi e insulti che gli sono costati il cartellino rosso diretto. L’attaccante si è allontanato, poi è tornato sui suoi passi e lo ha colpito in faccia con un cazzotto. Sono intervenuti gli altri giocatori per sedare la situazione ma Coman ha avuto il tempo di sferrare un altro pugno contro il 18enne. Il fischietto è andato ko.
È stato soccorso da un’ambulanza della Croce Rossa che lo ha portato all’ospedale di Torrette. Gli sono stati prescritti dieci giorni di prognosi. La scena si è svolta sotto gli occhi della compagna e del figlioletto del 29enne, che erano in tribuna. «Non mi aspettavo il cazzotto», ha detto l’arbitro. «È venuto all’improvviso e non pensavo reagisse in quel modo».
Il gesto è stato condannato dalla dirigenza dell’Aquila. «Dispiace molto, con un episodio del genere attribuibile a una sola persona si getta cattiva luce su tutta la squadra. Sono cose che non devono succedere. Il nostro giocatore ha perso la testa in un momento in cui la partita poteva essere vinta. Con quel gesto, è stata compromessa». Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico