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ANCONA - Il semi-lockdown non frena il desiderio di socialità. Clienti al pub anche nel primo pomeriggio, pur di non chiudersi in casa. E’ quello che si sta verificando in alcuni locali della città. Un curioso cambio di abitudini, seppure non ancora diffuso, che lascia un filo di speranza ai gestori delle attività al pubblico. Ma il core-business adesso è tutto incentrato sull’asporto e il delivery. Intanto stamattina andrà in scena la protesta pacifica #siamoaterra indetta da Fipe-Confcommercio.
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Qui non è l’Inghilterra. L’abitudine della birra al tavolo del pub nelle ore pomeridiane non è mai andata di moda. Ma lo stravolgimento della routine imposto dal momento particolare che stiamo vivendo, fa sì che al caffè del pomeriggio si sostituisce una pinta di birra fresca. E’ successo lunedì pomeriggio al pub Gasoline, al Piano. Quando il gestore Corrado De Sanctis è rimasto stupito nel vedere tutti i suoi tavoli, ben distanziati all’interno e all’esterno del locale, sold out. «Troppo presto per dire che si sia insediata una nuova abitudine – minimizza il titolare – però ho notato anch’io un desiderio di non abbandonare la socialità, per quel che è concesso e nel rispetto delle norme».
La resilienza degli imprenditori di questo settore spinge a fare un tentativo in più. «Abbiamo uno zoccolo duro di clienti che abbiamo visto affacciarsi anche nella fascia oraria anticipata, prevista dall’ultimo decreto – afferma Francesco D’Alessio, titolare della birreria Saint George – ma questa settimana è solo un rodaggio.
Ventiquattro piazze in Italia, compresa una ad Ancona, si preparano alla protesta. Ma l’organizzazione, per evitare assembramenti, renderà noto solo in mattinata il luogo in cui avverrà il flash mob #siamoaterra. Per ora si sa solo che si svolgerà alle 11.30. «Vogliamo far capire al governo che si è criminalizzata una categoria che ha rispettato i protocolli e ha educato i consumatori alla distanza - dice il direttore Confcommercio Marche, Massimiliano Polacco - protesteremo in maniera pacifica per comunicare il disagio della categoria».
Lo chef
Sulla stessa linea lo chef stellato, presidente Confcommercio-Fipe Marche Centrali, Moreno Cedroni: «La scelta di chiuderci alle 18 è una mossa durissima – afferma - avremmo accettato le 23 senza problemi. La serata rappresenta il 70% del lavoro. Per cui il numero degli addetti dovrà diminuire per forza: rischiamo la metà delle persone a casa, quindi un grande uso della cassa integrazione. Una cosa è certa, chiudere alle 18 appare una decisione punitiva mentre abbiamo rispettato ogni protocollo. Siamo in un momento chiave e si sta avvicinando il Natale: tra chiusure e paure si sta uccidendo un settore».
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Corriere Adriatico