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ANCONA - Sono sempre più lunghe le file di ambulanze davanti al pronto soccorso, mentre ogni settimana a Torrette si perdono in media 36 interventi a causa del taglio all’attività chirurgica. No, gli effetti della zona rossa ancora non si vedono all’ospedale regionale, dove la pressione resta altissima e si è toccato il record di pazienti Covid nella seconda pandemia: 149.
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Dopo un mercoledì già stressante, nel quale sono stati registrati 115 accessi al pronto soccorso, tra cui 19 Covid, 4 codici rossi e 18 arancioni, ieri la situazione è tornata di nuovo esplosiva. Alle ore 16 c’erano 5 ambulanze in coda davanti all’ingresso del Pronto soccorso dove non c’era più posto per i malati di Coronavirus, dal momento che già in 21 erano in attesa di ricovero. Così, per l’ennesima volta i pazienti, più o meno gravi, hanno dovuto aspettare fino a 6 ore prima di avere accesso al triage, mentre le cure di base venivano garantite direttamente a bordo delle ambulanze.
Su un mezzo della Croce Gialla di Ancona era caricato un paziente di 46 anni con insufficienza respiratoria: arrivato a mezzogiorno, è stato accettato attorno alle 18.
Insomma, Torrette è soldout e la direzione medica opera su un sottile equilibrio tra dimissioni e nuovi ricoveri. Si naviga a vista, ma se il trend non cambia e non diminuisce il rapporto tra accessi Covid e non Covid (al momento, si attesta sul rapporto 35/65) l’unità di crisi dell’ospedale regionale, che ormai si riunisce quotidianamente, dovrà prendere decisioni drastiche che rischierebbero di compromettere ulteriormente l’attività ordinaria.
Per il momento si è riusciti a salvaguardare l’attività ambulatoriale, ma già in questo momento a Torrette si stanno perdendo 18 sedute operatorie a settimana su 95, pari a quasi il 20%. Parliamo di 36 interventi chirurgici in meno ogni sette giorni, tenuto conto che ciascuna seduta in questa fase ne comprende in media un paio, vista la loro maggiore complessità. Colpa del ridimensionamento dell’attività chirurgica ordinaria e della decisione, imposta dal Covid, di rinviare tutto quello che non è urgente, visite, diagnostica, interventi programmati e procrastinabili. La proiezione per il 2021 calcolata dagli Ospedali Riuniti, ipotizzando che l’emergenza duri fino a maggio, è di circa 300 interventi persi nel prossimo bimestre.
Tanti, ma comunque meno rispetto alle 3.670 operazioni chirurgiche saltate nel 2020 in confronto all’anno precedente (19.252 contro 22.922), considerando solo il blocco operatorio fra Torrette, Cardiochirurgia del Lancisi e Salesi. Allargando l’analisi all’intera attività chirurgica e interventistica, che comprende i laboratori intensivi (endoscopia urologica, pneumologia e radiologia interventistica, servizio di elettrofisiologia e cardiostimolazione, oltre all’emodinamica e alle attività ambulatoriali) nel 2020 si è scesi a 29.636 interventi, 4.860 in meno rispetto al 2019, per un calo del 14%.
Sensibile è stata anche la frenata dell’attività ambulatoriale dopo la prima pandemia: -12,3% tra prestazioni esterne (-23%) e interne (-6,4%), passate nel complesso da 5.842.062 del 2019 a 5.123.783 dell’anno scorso. «Il calo è stato considerevole, ma nel 2021 sarà meno impattante perché il sistema, nella grande criticità del momento, viene governato bene dalle varie articolazioni e dalla Regione, grazie anche alla dedizione sovrumana degli operatori - spiega Michele Caporossi, direttore generale degli Ospedali Riuniti -. Certo è che se la situazione dovesse ulteriormente peggiorare, dovremo ricorrere a misure estreme che, dopo aver incrementato i posti di terapia intensiva, comporterebbero ulteriori sacrifici e tagli al Blocco operatorio».
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Corriere Adriatico