Timbrava il cartellino e andava al bar: l’ispettore dei vigili di Sirolo finisce alla sbarra

Timbrava il cartellino e andava al bar: l’ispettore dei vigili finisce alla sbarra
ANCONA Timbrava il cartellino e poi usciva dal comando, andando al bar o in banca. È l’impostazione accusatoria che ha portato a processo l’ex ispettore capo...

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ANCONA Timbrava il cartellino e poi usciva dal comando, andando al bar o in banca. È l’impostazione accusatoria che ha portato a processo l’ex ispettore capo della polizia locale di Sirolo. L’imputato, ormai andato in pensione, deve rispondere di due reati: falso materiale e la violazione della legge sul pubblico impiego, in merito alle fasulle attestazioni di servizio. Il Comune di Sirolo si è costituto parte civile con l’avvocato Fabrizio Naspi: chiede al suo ex dipendente, un 66enne, un risarcimento di 10mila euro per il presunto danno di immagine patito dall’ente. 


L’imputazione


Le indagini erano state coordinate sia dal comando della polizia locale, sia dai carabinieri della stazione di Numana. In tutto, all’ex ufficiale vengono contestati 10 episodi in cui avrebbe smarcato l’ingresso in ufficio per poi andarsene. Episodi che vanno dalla fine di agosto a novembre 2019. Le assenze non giustificate, stando a quanto riscontrato, riguardavano pochi minuti o, al massimo, un’ora. Solo in un’occasione ci sarebbe stato un allontanamento dalla sede di lavoro più duraturo. E questo episodio fa riferimento alla mattina del 28 agosto 2019, raccontato in udienza dal comandante Ferruccio Pierantoni.


La testimonianza


«Quella mattina - ha raccontato ieri l’ufficiale davanti al giudice Corrado Ascoli - sono andato in ufficio nonostante fossi fuori servizio e chiesi a una collega con chi fosse di turno. Disse che l’imputato non s’era visto. Dai riscontri effettuati successivamente risultava il cartellino smarcato all’entrata alle 6.52 e in uscita alle 13.24». 


Il comandante aveva anche visionato le telecamere della cittadina, dove si vedeva il 66enne arrivare con l’auto a Sirolo per poi andarsene via subito dopo «e poi tornare alle 11.43». Questo, stando alla procura, sarebbe l’unico episodio di sconfinamento dell’imputato. Considerando le incongruenze, il comandante aveva chiesto a tutti i colleghi in servizio il 28 agosto una relazione dettagliata del lavoro svolto.

«Lui - ha detto Pierantoni - aveva scritto di essere arrivato in ufficio attorno alle 8, ma a quell’ora la collega non lo aveva visto». Inoltre, l’imputato aveva riportato gli incontri fatti quel giorno, sostenendo di essersi fermato a salutare un collega «che in realtà si trovava all’ospedale» ha ricordato il comandante, sottolineando anche che l’ufficiale non era autorizzato a svolgere attività fuori dal territorio di competenza.


Giusto per dare la misura dei reati contestati: per esempio il 20 settembre sono stati conteggiati 13 minuti di assenza, il 24 settembre 17 minuti. L’imputato è difeso dall’avvocato Antonio Osimani. È stato chiamato a deporre il 19 giugno.  Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico