«Qui non si può fumare» e scoppia la rissa: cliente sfregiato con un bicchiere rotto, barista condannato

«Qui non si può fumare» e scoppia la rissa: cliente sfregiato con un bicchiere rotto, barista condannato
ANCONA - «All’interno del bar è vietato fumare». Tanto era bastato, complice anche qualche drink di troppo, a scatenare un violento parapiglia in un...

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ANCONA - «All’interno del bar è vietato fumare». Tanto era bastato, complice anche qualche drink di troppo, a scatenare un violento parapiglia in un locale di via Giordano Bruno. La frase che ricordava il rispetto delle regole era stata rivolta nel dicembre del 2015 da un collaboratore del bar a un gruppetto di bengalesi che stava trascorrendo la serata a bere. Lo stop alle sigarette non era piaciuto affatto alla comitiva, tanto da trasformare il locale in un ring: da una parte i clienti stranieri, dall’altra la donna che gestiva il bar, una cinese di 48 anni, e il suo collaboratore, un siciliano di 54 anni. 

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I fatti

Come era finita? Con un avventore sfregiato al volto a causa di un bicchiere rotto impugnato – questa l’accusa – dal 54enne. Ieri mattina, il barista è stato condannato dal collegio penale a scontare quattro anni di reclusione per lesioni gravi. Condannata a due anni, sempre per lo stesso reato, anche la cinese: la donna avrebbe tenuto fermo il cliente, un bengalese 40enne, facilitando l’aggressione del co-imputato. Parte civile al processo era l’avventore rimasto coinvolto nella zuffa: era finito in ospedale con 30 giorni di prognosi. Ha subito nel tempo vari interventi chirurgici per risanare le ferite subite al volto a causa dei fendenti scagliati con un bicchiere di vetro. Ieri, su richiesta dei giudici, ha abbassato la mascherina protettiva per poter mostrare aula le cicatrici che solcano il suo viso da quasi 7 anni. Il 54enne ha sempre sostenuto di aver agito per legittima difesa, trovandosi addosso cinque persone su di giri dopo il rimbrotto per le sigarette. Tutto, infatti, sarebbe nato proprio perché un cliente si era messo a fumare all’interno del locale. «Qui non si può, dovete andare fuori» è stata la frase, detta dall’imputato, che aveva portato gli animi a scaldarsi. Stando alla tesi accusatoria, completamente differente da quella della difesa, il 40enne era andato a scusarsi dal siciliano per il comportamento dell’amico, che poco prima aveva acceso la sigaretta. In quel contesto, sarebbero partiti i colpiti con i pezzi di vetro. 
La difesa


Per la difesa, invece, il gruppo di clienti si sarebbe avventato contro il 54enne e la titolare del bar. La situazione, in ogni caso, era precipitata. I due imputati erano stati arrestati dalla polizia. Il giorno dopo il giudice non aveva convalidato l’arresto, facendoli tornare in libertà. Lui era difeso dall’avvocato Raffaele Sebastianelli, lei dal legale Roberto Marini. Il bengalese era assistito dall’avvocato Maria Cristina Ascenzo.  Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico