Lo sfogo choc della ragazzina a scuola: «Papà ha spinto mamma giù per le scale»

Lo sfogo choc della ragazzina a scuola: «Papà ha spinto mamma giù per le scale»
ANCONA - Tra le mura domestiche avrebbe costretto la moglie a subire di continuo insulti e soprusi, spesso sfociati in episodi di violenza fisica, a cui a volte, avrebbe assistito...

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ANCONA - Tra le mura domestiche avrebbe costretto la moglie a subire di continuo insulti e soprusi, spesso sfociati in episodi di violenza fisica, a cui a volte, avrebbe assistito la figlia adolescente della coppia. Neanche a lei sarebbero state risparmiate le ingiurie pronunciate dal padre, talvolta esasperate dal troppo alcol. A trovare il coraggio di puntare il dito contro l’uomo è stata proprio la minorenne, confidatasi un giorno a scuola con un’insegnante.

 

«Papà ha spinto mamma per le scale» avrebbe detto con un filo di voce la ragazzina, facendo partire – attraverso il canale scolastico – tutto l’iter che ha poi portato l’uomo, un 63enne della Vallesina, sul banco degli imputati con l’accusa di maltrattamenti aggravati dall’aver commesso il fatto alla presenza di una minore. Ieri mattina, l’imputato è stato condannato dal giudice Maria Elena Cola a scontare due anni di reclusione. Parte civile, con l’avvocato Marta Mereu, si è costituita l’ormai ex moglie del 63enne. Lui era difeso dal legale Andrea Galvagno che ha provato a ridimensionare le contestazioni mosse dalla procura che aveva chiesto un condanna anche più severa. I fatti vanno dal 2016 al 2017, anno in cui poi madre e figlia erano state messe in sicurezza e prese in carico dai Servizi Sociali. Da quanto emerso nel processo, l’uomo avrebbe sminuito e sovrastato la moglie, soprattutto con soprusi di tipo morale.


Le discussioni spesso nascevano perché la donna giustamente rimproverava al marito due vizi: le slot machine e l’alcol. Così, è da ubriaco che il 63enne se la sarebbe presa con la moglie, tirandole addirittura addosso la fede nuziale e una banconota da 50 euro. «Sei solo una cagna», «vuoi i soldi», «sei tu che ti devi curare», «adesso denunciami» sono le frasi contestate all’imputato. Ci sarebbero poi stati gli schiaffi dati alla moglie e gli insulti anche alla figlia: «sei stupida, solo quando sarai grande potrai capire». Il clima di terrore che s’era radicato in casa era terminato con la segnalazione fatta partire dalla scuola alle forze dell’ordine e la messa in sicurezza delle vittime. Era stata un’insegnante a instaurare un dialogo con la minore, vedendola giù di corda. Di lì, il racconto della ragazzina e l’interessamento dei Servizi Sociali e del Commissariato di Jesi. 

 

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Corriere Adriatico