Ancona, file pedopornografici nel cellulare: «Non sono miei». Chiesto un anno e mezzo per lo studente

Ancona, file pedopornografici nel cellulare: «Non sono miei». Chiesto un anno e mezzo per lo studente
ANCONA - Un anno e mezzo di reclusione. È questa la condanna chiesta dalla procura per uno studente universitario di 23 anni finito a giudizio con l’accusa di...

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ANCONA - Un anno e mezzo di reclusione. È questa la condanna chiesta dalla procura per uno studente universitario di 23 anni finito a giudizio con l’accusa di detenzione di materiale pedopornografico. La richiesta è stata avanzata ieri mattina nell’ambito del processo che si tiene con rito abbreviato davanti al giudice Pietro Merletti. La decisione è stata rinviata al 31 maggio. 

 

Le contestazioni

Allo studente viene contestato il possesso di due foto e di un video. Tre file dove venivano mostrati bambini in atteggiamenti scabrosi. Da quanto emerso, quei file sarebbero circolati in un gruppo Whatsapp di cui il 23enne faceva parte, pur non essendo lui il fondatore. Sarebbe stato un altro membro a diffondere il materiale pedopornografico, inviando foto e video illeciti agli utenti. «Nel momento in cui riceveva dal gruppo i file - ha detto il difensore, l’avvocato Roberta Pierantoni - li cancellava immediatamente, sia dal telefono che dalla memoria. Non voleva avere nulla a che fare con quel materiale». E allora perché nello smartphone erano stati trovati quei tre file? «Evidentemente mi sono sfuggiti dalla cancellazione, altrimenti li avrei eliminati come ho fatto con gli altri» la spiegazione data dall’imputato e riportata in aula dal difensore. Per il legale mancherebbe il dolo. 
L’indagine
La condivisione dei file era stata intercettata dalla Polizia Postale di Ancona nell’ambito di un’indagine articolata. Nel corso dell’inchiesta, al 23enne era stato sequestrato il cellulare. Sigilli anche allo smartphone di un 22enne. Anche nel suo dispositivo gli investigatori avevano trovato foto e video di natura pedopornografica. Il giovane, al contrario del co-imputato, ha deciso di procedere con il rito ordinario. Per lui il processo si aprirà il 19 aprile. 

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Corriere Adriatico