La Polizia postale individua due giovani truffatrici: ecco il diabolico piano che avevano organizzato

La Polizia postale individua due giovani truffatrici: ecco il diabolico piano che avevano organizzato
ANCONA - Individuate due giovanissime truffatrici, poco più che ventenni (una italiana e l’altra brasiliana) entrambe residenti in Romagna, dalla Polizia Postale e...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno


ANCONA - Individuate due giovanissime truffatrici, poco più che ventenni (una italiana e l’altra brasiliana) entrambe residenti in Romagna, dalla Polizia Postale e Comunicazioni delle Marche. I fatti iniziano a cavallo tra il 2019 e il 2020 e si formalizzano in una denuncia/querela presentata alla Postale di Ancona . Apparentemente sembra trattarsi di un caso di sex extortion. Incontro in chat e sui social, immagini di bella signora o di avvenente ragazza, talvolta coinvolgimento sentimentale/erotico, richiesta di immagini senza veli della vittima, generalmente di sesso maschile.

LEGGI ANCHE:

Inseguimento da brividi con il Tir che sperona le pattuglie. Conducente arrestato, aveva arnesi da scasso e travisamenti: cosa cercava?

 

Segue richiesta di denaro, pena la diffusione delle immagini sui social e sulla piattaforma “you tube”. In questo caso la dinamica è stata differente, i fatti si sono svolti in modo diverso. La vittima durante una navigazione internet clicca sul banner pubblicitario di un annuncio di un sito di incontri, entra in chat, attraverso l’applicazione WhatsApp, con una ragazza che, dopo avergli chiesto foto del viso e parti intime, senza però ottenerne, provvede lei stessa ad inviargli sue foto intime e, dichiaratasi minorenne, chiede la cifra di € 100 per un incontro con il ragazzo, che però provvede a quel punto ad interrompere la comunicazione e ad eliminare foto e chat.

 Poi la dichiarazione della sedicente ragazza di essere minore e la conseguente richiesta di denaro perché la detenzione dell’immagine costituisce reato. Tanto sostiene la sedicente minore. Tanto ribadisce la “sedicente mamma”, che richiede altro denaro per affrontare le spese dello psicologo cui chiederà aiuto per lo stato di prostrazione in cui è caduta la minore dopo il fatto. In totale, 500 euro. Ma le autrici sono andate oltre. 

 

Per rendere più credibile e minaccioso il fatto inscenano via filo una denuncia alla locale questura, fingendo di far comunicare un funzionario dell’ufficio minori (ovviamente di sesso femminile) inventandosi un nome di fantasia, peraltro simile a quelli di note fiction televisive. La “falsa funzionaria” assume toni concilianti, quasi materni, consigliando i denuncianti di pagare le spese per evitare che si proceda con la querela, il che comporterebbe spese sicuramente maggiori. La  finta poliziotta si rende disponibile a fare da tramite con la denunciante, convincendoli quindi a comporre il dissidio in maniera amichevole, dietro il pagamento della somma richiesta, per ottenere così il ritiro della denuncia in questione.

 

A questo punto le vittime, a seguito degli architettati convincimenti e pressioni, effettuano il pagamento della somma richiesta. Ma il giorno successivo, recandosi presso la locale Questura all’appuntamento con la predetta sedicente funzionaria, per analizzare l’intera vicenda ed avere chiarimenti in merito, apprendono la di lei inesistenza. Si rendono conto del reato subito e sporgono querela.

 

A seguito delle indagini condotte questo Ufficio ha provveduto a segnalare alla Procura della Repubblica di Ancona, le predette autrici del reato in questione che, non nuove ad analoghe illecite attività, risultano annoverare diversi pregiudizi di polizia specifici, posti in essere proprio con il medesimo e descritto modus operandi.

 

In questo periodo le richieste di amicizia sui social si allargano tantissimo, complici il caldo e la minore voglia di uscire se si è in città, la maggiore disponibilità di tempo dovuta all’inizio o all’avvicinarsi delle feri estive, l’allentamento delle restrizioni e della tensione dovuti all’uscita dal lock down.

 

 Non solo su Facebook e su Istagram ma anche skype, whatsapp, telegram e tutti i canali di “istant messaging” dove si riversano le richieste di conversazioni private e soprattutto di immagini, sono presi di mira. 

 

Le vittime sono sono professionisti, imprenditori, studenti, operai, tutti insomma e di quasi tutte le fasce d’età.

Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico