ANCONA - Scritture contabili tenute per almeno un anno e mezzo, dall’aprile 2014 al novembre 2015, in modo talmente raffazzonato «da non rendere possibile la...
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Di questi maneggi da bancarottieri sono accusati quattro ex amministratori o referenti della Coop Casa Marche, cooperativa di costruzioni con 600 soci in tutte le Marche, un centinaio dei quali coinvolti nel pessimo affare dell’Apl 4, dichiarata in stato di insolvenza il 3 giugno 2016. Ieri il gup Sonia Piermartini ha accolto le richieste del pubblico ministero Marco Pucilli rinviando a giudizio lo storico ex presidente Maurizio Pesaresi, 62 anni di Offagna, ex vicesindaco del comune della Rocca, il suo vice nella coop Volfrano Ramacogi, 66 anni, anch’egli di Offagna, Paolo Naponelli, 70enne di Camerano, ex componente del Cda della Coop Casa Marche, e Ulisse Melappioni, 59 anni di Civitanova, socio rappresentante della “Habita Service”, che pur non figurando negli organigrammi è ritenuto dalla Procura di Ancona un «referente della Coop Casa Marche».
Le case mai nate
Tutti e quattro sono imputati del reato di bancarotta fraudolenta (punito con il carcere da tre a dieci anni) in varie declinazioni, con l’aggravante di aver compiuto più tipologie di condotte dolose che avrebbero portato al crac di Casa Marche, la coop nota soprattutto per i cantieri di Pietralacroce, dove ha realizzato meno della metà dei cento appartamenti previsti, ma attiva anche in altri comparti edificatori a Sirolo, Porto Recanati, Offagna e altrove. C’è l’imputazione di bancarotta documentale, per la mancata tenuta dei libri contabili, aggiornati solo fino all’aprile del 2014, e anche la “preferenziale”, per le cospicue somme, 2.931.000 euro, versate per prestazioni di servizi da Coop Casa Marche alla “Habita Service”, una società ritenuta “satellite” di cui Melappioni era socio rappresentante, e Pesaresi e Naponelli soci. Un altro capo d’imputazione riguarda la bancarotta impropria, per aver causato la messa in liquidazione della società con operazioni dolose, consistite anche nell’aumentare l’esposizione debitoria «richiedendo e ottenendo, pur in presenza di difficoltà economiche dovute alla riduzione dell’attività, finanziamenti da diversi istituti di credito». Ben 3.315.000 euro spillati soprattutto dalle casse generose dell’allora Banca Marche.
Difficoltà taciute
Per Maurizio Pesaresi e Ulisse Melappioni c’è anche l’imputazione di truffa aggravata ai danni di Cristiano Gambelli, 47 anni, convinto a versare 179.920 euro «tacendo la situazione economica in cui versava la cooperativa e il rallentamento dei lavori, garantendo anzi che gli alloggi sarebbero stati completati in breve tempo». Proprio la denuncia di Gambelli ha portato al processo che inizierà il 3 ottobre 2019 davanti al Tribunale collegiale e l’ex socio rimasto senza appartamento si è costituito parte civile tramite l’avvocato Andrea Marini. Non si è costituito invece il commissario liquidatore Virgilio Sallorenzo, che rappresenta gli interessi di tutti i creditori di Coop Casa Marche. Potrà farlo nella prima udienza del dibattimento oppure insistere con la richiesta di risarcimento in sede civile, dove ha già ottenuto un sequestro cautelare di beni nei confronti degli ex componenti del Cda, concessa fino a un totale di 3,87 milioni (anche se poi gli immobili messi sotto chiave arrivano a un totale di 1,63 milioni). Il sequestro è stato concesso dal giudice civile proprio per le somme che la Coopcasa Marche, a partire dal 2007, ha versato alla “Habita Service”. Era stato lo stesso commissario liquidatore Sallorenzo, nella sua relazione alla Procura, a individuare quelle somme come consulenze gonfiate o artefatte, relative in gran parte mansioni amministrative che Coop avrebbe potuto svolgere in proprio. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico