Sette mesi di reclusione al sottufficiale per atti persecutori all’ex moglie

Sette mesi di reclusione al sottufficiale per atti persecutori all’ex moglie
ANCONA - Sette mesi di reclusione, pena sospesa, per gli atti persecutori nei confronti dell’ex moglie che avrebbe anche tentato di cogliere in flagrante in casa con un...

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ANCONA - Sette mesi di reclusione, pena sospesa, per gli atti persecutori nei confronti dell’ex moglie che avrebbe anche tentato di cogliere in flagrante in casa con un ipotetico amante piazzando una microcamera in bagno e un registratore su un comodino. La condanna per stalking – l’accusa aveva chiesto dieci mesi - è stata inflitta ieri dal Tribunale ad un sottufficiale della Marina Militare, 41 anni, originario della Puglia ma residente ad Ancona. I fatti risalgono al periodo compreso tra il 2009, quando la coppia si separò dopo vent’anni di relazione sentimentale e nove di matrimonio, e il 2012.


Un incubo per la parte offesa, anche lei 41 anni, assistita come parte civile dall’avv. Andrea Bordoni, che aveva ripercorso in aula uno stillicidio di condotte moleste dell’ex coniuge. Dagli sms minacciosi agli appostamenti sotto casa e vicino al luogo di lavoro di lei fino ai tentativi di ‘spionaggio’ nella ormai ex abitazione coniugale dove i due avevano vissuto da separati in casa per un periodo prima di sistemarsi in altri alloggi. Per i danni subiti da questi atti persecutori, il giudice Paolo Giombetti ha riconosciuto alla donna un risarcimento danni di 15 mila euro.

La parte civile ne aveva chiesti 50 mila con un provvisionale esecutiva. Ieri in aula, il sottufficiale ha respinto le accuse, affermando di non aver mai perseguitato l’ex moglie e di essersi felicemente rifatto una vita con una nuova compagna dal 2010. Dunque, per la difesa, non vi sarebbe stato alcun movente passionale che potesse scatenare le condotte moleste. L’imputato ha detto di non aver fatto nessun appostamento, di non aver scattato foto all’ex moglie – non vennero prodotte nella causa di separazione - e di non aver mai registrato le sue conversazioni. Gli sms non sarebbero stati offensivi né minacciosi mentre l’impianto di videosorveglianza era stato predisposto anni prima: lui avrebbe voluto attivarlo perché non era mai in casa e comunque non funzionava. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico