ANCONA - L’eccellenza della sanità marchigiana ha il volto di una bellissima bimba. È nata ieri mattina Ludovica, uno spettacolo di quattro chili, al Salesi di...
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«Siamo arrivati a otto cesarei sulla stessa donna; mia moglie ne ha affrontati ben quattro» racconta con la levità che genera la competenza il professor Andrea Ciavattini, primario della Clinica di Ostetricia. «È andato tutto benissimo - il prof non si sottrae alla curiosità mediata al termine di una lunga serata di visite - Abbiamo accompagnato la signora fino alle 39 settimane più un giorno, il tempo previsto per qualsiasi gravidanza».
Non risparmia particolari, per esaltare il teorema del “qui l’eccezionale è consuetudine”. Del tipo: «I giorni scorsi aveva qualche leggera contrazione, ma tutto procedeva bene. Così abbiamo deciso di attendere. Poi quando l’indice di qualità del benessere del nascituro era al massimo siamo intervenuti». Sembra tutto facile nel garbo delle sue parole. E ieri sera la piccola era già tra le braccia della sua mamma. «Fra tre giorni saranno tutte e due fuori di qui», il primario sistema soddisfatto l’ultimo tassello di normalità.
Imperdibile la sequenza delle date. La donna, un’anconetana che è stata seguita nel centro gravidanze difficili, costola preziosa della Clinica di Ostetricia, ha avuto il suo primo figlio nel ‘99 e il penultimo nel 2018: nel mezzo il lieto evento del 2004 e poi quello del 2012. Ventun’anni dal primo vagito all’ultimo.
L’orgoglio
L’eccellenza della sanità ha il volto di Ludovica e la voce piena d’orgoglio di Michele Caporossi. Il direttore generale degli Ospedali Riuniti sacrifica i tecnicismi per affidarsi all’analisi dei tempi. «Una volta - ricorda - si parlava di iatrogenicità della tecnologia, e cioè del progressivo abbandono di eventi naturali, come la nascita, per trasformarli in eventi ospedalieri. Occorre difendere la via del parto naturale, ma questa vicenda dimostra che l’attuale livello clinico e tecnologico è un potente supporto all’umanità e alla libera scelta di procreare». Afferma il principio, il suo: «Le due polarità, natura e tecnologia, vanno bene assieme e noi, nel nostro ospedale, le rappresentiamo entrambe e cerchiamo di offrire, nel modo migliore, assistenza a chi arriva al parto attraverso percorsi facili, e a chi vi giunge per strade più complesse». Il nucleo, eccolo: «Questo, ovviamente, supporta la propensione ad avere i figli che, purtroppo, in questo momento è patologicamente bassa nel nostro Paese». Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico