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ANCONA - La città che si trasforma. E con lei le attività economiche, prima testimonianza dei tempi che cambiano. Per un’attività storica che rinasce, il Chiosco di Morena, una che per sempre se ne va: Strabacco. Sulla storica osteria-teatro di via Oberdan scende definitivamente il sipario. Con il fallimento della società di gestione decade anche la licenza di locale storico. Impossibile, infatti, proseguire nello stesso posto con un’attività di ristorazione ottemperando al regolamento che impone di adeguare l’attività alle attuali normative.
La legge sui locali storici, in cui ricadeva anche Strabacco, esclude i ristoranti che ne fanno parte dall’adeguamento degli spazi per l’abbattimento delle barriere architettoniche per i disabili.
Una cosa, però, è certa: il settore del food è il traino principale in città. «È un trend nazionale - conferma Massimiliano Polacco, direttore di Confcommercio Marche Centrali -, è il primo segmento che è ripartito dopo il lockdown insieme al turismo». Due cluster che praticamente vanno a braccetto. «Infatti buona parte del turismo che abbiamo visto durante l’estate è stato attirato anche dalla proposta enogastronomica che questo territorio ha saputo offrire - prosegue Polacco -: quando si arriva in una città, la prima cosa che si fa è assaggiare la tradizione culinaria. E su questo siamo ben preparati». Su un piano differente, invece, il reparto moda, che fatica a rilanciarsi anche nel capoluogo. «Sta ripartendo ora - commenta Polacco - gli effetti si vedranno sul prossimo anno».
Se si potesse osservare la città di Ancona dall’alto, si noterebbe quanto e come si sia evoluta negli anni a partire dal centro fino alla periferia. Uno sviluppo che deve tenere sempre più conto del concetto di armonia, così da essere più riconoscibile e appetibile. «Nelle aree esterne della città abbiamo assistito ad una crescita dei servizi legati alla distribuzione - spiega Polacco - mentre nel centro città si stanno affacciando nuovi format che mostrano una nuova visione del commercio. L’importante è che si mantenga una sorta di collegamento tra interno ed esterno, così da rafforzare il rapporto di armonia tra attività produttive e area di appartenenza».
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Corriere Adriatico