Sempre meno medici: Pronto soccorso e 118 con l'acqua alla gola, Torrette senza auto medica di notte

Sempre meno medici: a Torrette Pronto soccorso e 118 con l'acqua alla gola
ANCONA - Da un lato, il Pronto soccorso sotto pressione e oberato di lavoro. Dall’altro, le automediche sguarnite o addirittura sospese, specie la notte. È la doppia...

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ANCONA - Da un lato, il Pronto soccorso sotto pressione e oberato di lavoro. Dall’altro, le automediche sguarnite o addirittura sospese, specie la notte. È la doppia faccia di una stessa medaglia: la carenza di medici. Torrette e Asur arrancano in un percorso a ostacoli, una sorta di intarsio in cui le risorse umane vanno centellinate e organizzate come in un tetris. D’altronde, la cronica penuria di medici nell’area dell’emergenza-urgenza - fenomeno nazionale, non certo locale - rischia di mandare in tilt il sistema.

 

E quando la coperta è corta, tocca fare delle scelte dolorose, come tagliare il servizio notturno della medicalizzazione. Tradotto: non sempre a Torrette si riesce a garantire un medico a disposizione del 118 di notte. 

Il nodo 

Il deficit è fotografato dai numeri. «Su 58 medici previsti in questa provincia per le postazioni medicalizzate, ne mancano 17 - spiega Mario Giusti, da maggio nuovo direttore della centrale operativa di Ancona Soccorso che dipende dall’Asur -. La carenza si concentra nel mondo dell’emergenza perché in questo momento rappresenta il settore meno gratificante». Tutto ruota attorno all’inquadramento professionale dei medici del 118 e alle abissali differenze di retribuzione tra quelli strutturati (dipendenti dell’azienda sanitaria) e i liberi professionisti convenzionati. I secondi, ingaggiati a chiamata, guadagnano molto più dei primi: un paradosso destabilizzante per il sistema. «Per un medico del 118 le prospettive di carriera sono molto più complicate - aggiunge il direttore Giusti - e al contempo non è stato definito a livello nazionale un inquadramento nell’ambito del 118 delle nuove figure formate dalla specialità di Medicina d’urgenza prevista dall’ordinamento universitario». In cosa si traduce questo corto circuito all’atto pratico? Spesso la Potes di Torrette, di notte, è priva di un medico del 118 che possa intervenire per le emergenze in casa o in strada. «Nel mese di giugno siamo riusciti a coprire la medicalizzazione per metà delle notti - rileva Giusti -. Nel resto della provincia la difficoltà è marcata soprattutto ad Arcevia». 

Le prospettive

Ma il problema, a lungo andare, rischia di ripercuotersi anche sulle emergenze diurne, quando si verificano dei picchi di richieste, come lunedì pomeriggio: non c’era un’automedica disponibile per soccorrere un bengalese colto da infarto in piazza Roma. «Di giorno con questi numeri riusciamo ancora a tenere botta, ma a fronte di un carico di lavoro sempre più elevato: le risorse sono spremute fino al limite, almeno in campo medico, mentre per il personale infermieristico e degli autisti soccorritori la situazione è meno drammatica». La soluzione? Solo una: assumere. Suggerisce Giusti: «In prospettiva, il problema si risolve stabilizzando i medici e rendendo il loro lavoro più allettante, con un inquadramento normativo diverso». 


Per una serie di concause, anche il Pronto soccorso dell’ospedale regionale vive una fase storica di grande difficoltà, specialmente in questo periodo in cui si registra l’assenza simultanea di quattro medici - fra maternità, malattia e mobilità - a fronte di accessi quotidiani costantemente elevati. «A Torrette viaggiamo sui 150-180 accessi al giorno che, sommando quelli del Salesi, arrivano a picchi di 240 - spiega Antonello Maraldo, direttore amministrativo degli Ospedali Riuniti -. La pressione è elevata anche per il fatto che diamo un Dea di secondo livello, dunque affluiscono da noi tutti i politraumi della regione oggetto di centralizzazione. La direzione sanitaria, comunque, sta cercando tutte le soluzioni possibili per reperire nuove risorse da destinare al Pronto soccorso». 

 

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Corriere Adriatico