Dall'Algeria al Salesi, in viaggio per la vita: bimbo di 11 mesi operato al cuore dai maghi del bisturi

Il professor Marco Pozzi e il dottor Luigi Arcieri del Salesi
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ANCONA - È una storia a lieto fine. Piena d’amore e di solidarietà. Di competenze scientifiche e capacità professionali ed umane. Di dedizione fatta con piccoli gesti e contributi di tutti: volontari (nello specifico le patronesse di Ancona), enti e associazioni, medici che hanno dispensato il loro sapere. È la storia di “Bimbo”, nome di fantasia, piccolo algerino di soli 11 mesi, affetto dalla nascita da un difetto cardiaco congenito che avrebbe potuto essere salvato solo con un intervento chirurgico. I suoi genitori, dopo molteplici tentativi, hanno trovato una sponda nell’Associazione Patronesse del Salesi che da tempo hanno messo in piedi un progetto di solidarietà internazionale, “Guariamoli”. 


Ed ecco, quindi, l’inizio del miracolo iniziato con 2mila chilometri di volo, direzione Ancone, con il cuore gonfio di speranza. I genitori di Bimbo hanno lasciato il fratellino in Algeria per affidare alle cure dei cardiologi pediatrici prof. Marco Pozzi e dott. Luigi Arcieri il loro piccolo, trovando accoglienza nella Casa di Ospitalità “Anna Galvani”, gestita dalle Patronesse. Sette ore di intervento chirurgico per salvare Bimbo. Poi, diversi giorni di terapia intensiva per riprendere lentamente le funzioni e tanti altri nel reparto di Cardiologia pediatrica. Ora il piccolo sta meglio, è in convalescenza con i genitori nella Casa dell’Ospitalità, di cui è diventato un simbolo, in attesa di ulteriori controlli. La sua storia testimonia quanto sia importante l’aiuto di tanti. «Come quello di Dino Latini, presidente del Consiglio regionale e di Marco Gnocchini, presidente di Prometeo, che hanno contribuito assieme a noi - racconta la presidente delle Patronesse, Milena Fiore - a trovare la somma necessaria per l’intervento di alta chirurgia al piccolo». 

Soddisfattissima Milena Fiore. «È una storia da libro cuore che ci inorgoglisce. Per il Salesi un altro motivo di vanto. Per noi Patronesse il cuore colmo di gioia. Una vicenda che testimonia il motivo per cui gli anconetani, i marchigiani, gli italiani, anche gli stranieri sono così legati al nostro ospedale. La struttura che si appresta a trasferirsi a Torrette si è conquistata stima e considerazione giorno dopo giorno. Vorremmo portare avanti il nostro progetto “Guariamoli” con l’aiuto di tutti - conclude -. Da quando l’abbiamo attivato sono stati salvati 18 bambini provenienti da Paesi come Albania, Kosovo, Macedonia, Kenia e Senegal dove la specializzazione chirurgica non è certamente all’altezza di quella che si trova all’ospedaletto di Ancona, ormai riconosciuta eccellenza sovranazionale. Siamo pronti a vivere altre storie a lieto fine, come quella di Bimbo».  Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico