Pugni e badilate a un collega di lavoro, dopo l'arresto l'operaio chiede scusa: paga e patteggia

L'operaio era stato arrestato dalla polizia
ANCONA - Annebbiato dall’alcol e in preda a una collera incontenibile, si era presentato a casa del collega, dopo aver scavalcato la recinzione, con una pala in mano....

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ANCONA - Annebbiato dallalcol e in preda a una collera incontenibile, si era presentato a casa del collega, dopo aver scavalcato la recinzione, con una pala in mano. Convinto di aver subito un torto nel suo lavoro, l’aveva preso a pugni, così violenti da fargli saltare tre denti, per poi colpirlo alla schiena a badilate. La fuga dopo l’aggressione non gli ha evitato l’arresto. 

 
Raggiunto nella sua abitazione dai poliziotti, si era giustificato sostenendo che si era trattato solo di una discussione verbale, accesa sì, ma mai degenerata sul piano fisico. Peccato che avesse ancora le mani gonfie e sanguinanti per le botte rifilate al collega, con cui aveva litigato per una questione di mancati incassi legati al trasporto di calcinacci. Così, erano scattate inevitabilmente le manette. A distanza di quasi tre mesi dal regolamento di conti, il 35enne operaio albanese, pregiudicato, assistito dallo studio Scaloni, ieri in tribunale ha chiesto e ottenuto dal giudice il patteggiamento a un anno e 10 mesi (pena sospesa) per i reati di lesioni aggravate e violazione di domicilio.

A titolo di scuse, ha versato una somma di 2mila euro alla vittima, un 40enne anconetano (assistito dall’avvocato Fabrizio La Rocca), di professione svuotacantine, residente al Piano. A seguito dell’aggressione, ha perso tre denti e ha riportato un trauma cranico e lesioni al volto e alla schiena, conseguenza dei pugni incassati e delle badilate ricevute dal collega. A dare l’allarme al 112, il 28 luglio scorso, erano stati i vicini, spaventati dalle urla che arrivavano dalla casa accanto. Grazie alla descrizione del 40enne, portato all’ospedale, il 35enne albanese era stato rintracciato e arrestato il giorno stesso nella propria abitazione dalla polizia. Inutili le scuse accampate. 

 

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Corriere Adriatico