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ANCONA - Il perché dello stop all’alcol all’aperto in fascia serale (e h24 al Piano) è scritto nell’ordinanza firmata dalla sindaca ma è anche impresso nella sequenza di risse, aggressioni e comportamenti borderline dettati, quasi sempre, da un bicchiere di troppo. Il provvedimento della discordia, che ha fatto saltare sulla sedia i baristi di tutt’Ancona ma soprattutto quelli di piazza del Papa, parla chiaro.
Le ragioni
Menziona «l’abuso di bevande alcoliche, anche da parte di minori, in particolare nei luoghi della movida, in primis piazza del Plebiscito». Qui e in corso Carlo Alberto, ricorda Valeria Mancinelli, «si sono verificati fenomeni di abuso di alcolici, con effetti negativi sulla quiete pubblica, a causa di schiamazzi in orari notturni, e sul decoro urbano, a causa dell’abbandono di rifiuti e dell’espletamento di bisogni corporali nella pubblica via e negli androni dei palazzi». Sottolinea che «in diverse occasioni le forze dell’ordine sono intervenute, anche in orari notturni, per sedare liti che spesso hanno interessato baby gang rivali». E punta il dito contro i mercoledì universitari, movimentati dalla «diffusione di musica nei dehors con strumentazioni non autorizzate e in orari non consentiti».
La sequenza
Ma forse i fatti dicono più delle parole.
Il dibattito
In attesa di verificare se l’ordinanza anti-alcol avrà effetti sul piano della pubblica sicurezza, un risultato l’ha già raggiunto: ha diviso l’opinione pubblica e pure le associazioni di categoria. Confartigianato critica il divieto di somministrazione dei drink da asporto dopo la mezzanotte che, dicono Paolo Longhie Luca Casagrande, «risulta assolutamente eccessivo e inopportuno, in quanto non solo non risolve i problemi di sicurezza, ma comporterebbe un calo di fatturato tale da compromettere la sopravvivenza delle imprese. Introduce infatti limitazioni nel momento di maggiore affluenza di clientela, specie nel periodo della primavera-estate». Confartigianato teme soprattutto per piazza del Papa dove «insistono 11 imprese di somministrazione e un’attività di ristorazione che danno lavoro a oltre 80 persone: questa limitazione vuol dire infliggere un colpo durissimo in un momento economico già estremamente complicato». L’associazione ha chiesto un incontro urgente al sindaco che si terrà lunedì.
Più morbida la posizione di Confcommercio Marche Centrali che si affida a un comunicato di Michele Zannini, vice presidente Fipe. «Il tema dell’ordine pubblico è un problema che esiste e che va risolto anche perché altrimenti si rischia un’espansione all’intera città. La questione è culturale e riguarda l’ambito sociale ed educativo: per questo va affrontata con strumenti adeguati che siano in grado di garantirci una fruizione sicura e vivibile dei luoghi. L’amministrazione comunale di Ancona ha già iniziato a ragionare con stakeholder come noi attraverso dei tavoli di confronto e sta ragionando su una questione sentita ed esistente con l’obiettivo di risolverla velocemente e quindi di rendere la problematica temporanea. Vogliamo un capoluogo di regione che sia attraente e gradevole per i cittadini ma anche per i turisti e per lo shopping e lavoriamo per questo».
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Corriere Adriatico