Ancona, morto per il monossido Il gas sprigionato da un generatore

Federico Volponi in un'immagine spensierata con il suo cane
ANCONA - Potrebbero essersi sprigionate da un generatore di energia elettrica a benzina, posizionato in un vano in cantina, le esalazioni di monossido di carbonio costate la vita...

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ANCONA - Potrebbero essersi sprigionate da un generatore di energia elettrica a benzina, posizionato in un vano in cantina, le esalazioni di monossido di carbonio costate la vita a Federico Volponi, 38 anni, ingegnere anconetano, morto nella sua villetta ad Ancona la notte tra il 6 e 7 gennaio scorsi. È l'ipotesi prevalente dopo il sopralluogo e gli accertamenti svolti nella villa di via Di Vittorio da due esperti di caldaie incaricati dal pm Paolo Gubinelli per una perizia come atto irripetibile. I rilievi, eseguiti alla presenza di carabinieri e vigili del fuoco, avrebbero infatti accertato il buon funzionamento della stufa a pellet che riscaldava l'abitazione, e che inizialmente era stata 'indiziatà per il gas killer che aveva intossicato anche la moglie di Volponi, Valeria Contegiacomo, 35 anni, miracolosamente salva. L'attenzione degli esperti si concentrerebbe sul generatore a benzina: il motorino avrebbe sprigionato il monossido che, dopo aver saturato la cantina, sarebbe filtrato ai piani superiori uccidendo l'ingegnere e il suo cane pastore maremmano. Oltre all'assenza di aerazione del vano cantina dove si trovava il generatore, che era stato installato in attesa di un eventuale allaccio elettrico, alla saturazione dell'ambiente avrebbe contribuito l'alto grado di isolamento dell'abitazione.
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Corriere Adriatico