Una vita ispirata da ideali e solidarietà: addio al "compagno" Alfredo Antomarini, sconfitto da un male a 67 anni

Alfredo Antomarini
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ANCONA - Una vita dedicata alla politica, all’associazionismo, alla solidarietà. Un uomo profondo, nell’animo e negli ideali. Colto, appassionato. Un combattente. Ha lottato anche nei pochi giorni trascorsi sul letto d’ospedale, tra il ricovero per quello che sembrava un banale problema al ginocchio alla drammatica notizia ricevuta dai medici. Un male spietato si è portato via nell’arco di dieci giorni Alfredo Antomarini, per tutti “Edo”. 

 

 
Non aveva ancora 68 anni. «Un fulmine a ciel sereno», dicono gli amici e i tanti che stimavano quest’intellettuale di estrema sinistra, ex consigliere comunale, convinto militante del Partito Comunista (di cui è stato segretario cittadino fino alla svolta della Bolognina) e poi vicino ai nuovi movimenti della sinistra, così lontani dai canoni novecenteschi, eppure così affascinanti per un personaggio “open-minded” come Edo, che ha abbracciato anche le esperienze di Assata Shakur e Casa de’ Nialtri. Originario di Macerata, ex giocatore di basket dilettantistico, lascia tre figli: Marco e Alberto avuti nel primo matrimonio e Irene, figlia della seconda moglie Daniela.

Antomarini si è spento ieri mattina a Torrette: era un generoso e come ultimo gesto d’amore ha donato le cornee. «Edo era uno di quelli che ho sempre ammirato per la profondità d’animo che sapeva trasmettere - scrive il consigliere comunale Francesco Rubini (Aic) -. Un compagno dal cuore grande, un uomo coerente e gentile, strappato alla vita nel giro di pochi giorni. Mi scrivesti “Ti voglio bene” in uno degli ultimi scambi su Whatsapp. È incredibile pensare che ora non ci sei più». 


Lo sport, la musica e la scrittura erano le sue passioni. Nel 1995 pubblicò “Ottavo chilometro”, incentrato sulla storia del partigiano Wilfredo Caimmi, sopravvissuto all’eccidio di Arcevia e arrestato nel 1990 perché in cantina gli trovarono le armi della sua brigata, mai consegnate. «Edo Antomarini è stato fra i pochi ad avere il coraggio di stare dalla parte di Wilfredo, per questo lo ringrazierò sempre», scrive Lidia Mangani, ex compagna di Antomarini al Pci. Insieme a Sergio Sinigaglia curò il libro “Un calcio alle sbarre”, incentrato sul caso giudiziario di Alessio Abram. La camera mortuaria è stata allestita a Torrette. 

 

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Corriere Adriatico