Ristorante Mizzio distrutto, il titolare «Perso tutto ma vogliamo ripartire»

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ANCONA - Ristorante "Mizzio" distrutto dalle fiamme, centinaia di persone in strada, momenti di panico.  «Ho alle spalle 44 anni di attività. Ci hanno provato in tanti a farmi fallire. Abbiamo perso tutto, ma questo incendio non riuscirà a fermarmi». Maurizio Politi non si perde d'animo neanche guardando i resti del suo ristorante.

 

«Si è salvata in parte la cucina, ma io non mi fermo. Mi rimboccherò le maniche, come ho sempre fatto. E ripartirò». Il titolare del ristorante “Da Mizzio” è stato a lungo sentito dalla polizia per comprendere le origini del rogo. Ma il ristoratore esclude qualunque forma di ritorsione. «I nostri clienti appartengono al ceto medio familiare, nessuno ce l'aveva con noi, non ho mai ricevuto minacce - assicura -. Certamente tutto è nato da un corto circuito o da qualcosa che si è surriscaldato».
 


Lo conferma Rodolfo Milani, ispettore antincendi esperto del Comando provinciale di Ancona, che ha diretto le operazioni di spegnimento delle fiamme con l'ausilio di due autopompe, un'autobotte e un'autoscala. «Prevale l'ipotesi del rogo accidentale - spiega -, probabilmente un corto circuito dalle utenze della cucina. L'incendio potrebbe essersi innescato per il deterioramento del materiale combustibile, come banconi in legno e altro. Non abbiamo raccolto elementi che facciano pensare al dolo. I danni sono ingenti, per fortuna non ci sono feriti, ma non sono mancati momenti critici durante le operazioni di soccorso». Quando è divampato il rogo, nel ristorante non c'era nessuno. Ma il primo pensiero di Maurizio Politi è andato ai figli Jacopo e Jennifer che lavorano nel locale insieme alla loro mamma Loredana. «L'importante è che stiano bene e che nessuno si sia fatto male. E' stata questione di minuti: stavamo andando tutti al ristorante per l'apertura serale. Avevamo diverse prenotazioni. E stavamo organizzando l'evento per sabato sera, quando giocherà l'Italia...». Inconsolabile il figlio Jacopo, che in lacrime contempla la trattoria carbonizzata. «Nessuno ci voleva male, mi sembra impossibile che il nostro ristorante non esista più». Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico