Ancona, minaccia la figlia: «I soldi o ti ammazzo». Estorsione in famiglia: papà condannato

Ancona, minaccia la figlia: «I soldi o ti ammazzo». Estorsione in famiglia: papà condannato
ANCONA «Dammi i soldi o ti faccio fuori». Il brivido della minaccia ricevuta dal padre, assettato di denaro, deve aver attraversato come una scossa la ragazza, oggi...

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ANCONA «Dammi i soldi o ti faccio fuori». Il brivido della minaccia ricevuta dal padre, assettato di denaro, deve aver attraversato come una scossa la ragazza, oggi 24enne, che ha deciso di denunciarlo quando ha temuto per la propria vita. Lui voleva a tutti i costi mettere le mani sulla sua pensione di invalidità, quindi anche sulla sua disponibilità patrimoniale. Ma lei, giovane mamma, ha trovato la forza di ribellarsi e di invocare giustizia per l’incubo vissuto per cinque mesi, tra il maggio e il settembre 2019. 

 


La sentenza 

A distanza di quattro anni dai fatti, è arrivata la sentenza: l’uomo, un 57enne d’origine romena residente ad Ancona, finito a processo per tentata estorsione nei confronti della figlia, è stato condannato a 3 anni e 4 mesi di reclusione e al pagamento di una multa da 1000 euro. Il giudice Carlo Cimini, inoltre, ha ritenuto che non sussistano le condizioni per sostituire la pena detentiva con una alternativa, vista la personalità dell’imputato.

Il suo legale, l’avvocato Maurizio Sturba, ha già preannunciato ricorso in appello, convinto dell’innocenza del suo assistito che, peraltro, ha un’invalidità riconosciuta del 75%. Ma ieri in tribunale è stata riconosciuta la piena responsabilità del 57enne che per cinque mesi avrebbe insistentemente provato a convincere la figlia a devolvergli la pensione di invalidità: la ragazza, una giovane mamma, percepiva circa 300 euro al mese. 

La ricostruzione 

In una fase iniziale l’uomo avrebbe tentato di impietosirla, facendo leva sulle sue condizioni di salute. Ma quando ha capito che la figlia rimaneva sulla sua posizione e non cedeva alle richieste, sarebbe passato alle intimidazioni. Secondo la ricostruzione degli investigatori, l’avrebbe contattata ripetutamente con continue telefonate ma anche sul web, utilizzando le chat dei social. Il pressing asfissiante, di fronte ai reiterati “no” della figlia, sarebbe sfociato in vere e proprie minacce, anche di morte. In una circostanza l’avrebbe costretta ad incontrarlo per concordare un trasferimento di denaro. E quando lei se n’è andata, rifiutandosi per l’ennesima volta di cedere alle pretese del padre, lui avrebbe cominciato a seguirla per strada e a pedinarla, ricoprendola di insulti e di minacce, anche davanti ad altre persone. La 24enne ha ribadito le accuse anche in aula, nelle scorse udienze, senza lasciarsi intimorire dalla presenza del padre. E il giudice le ha creduto, tanto da condannare l’imputato alla pena di 3 anni e 4 mesi di reclusione. 

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Corriere Adriatico