ANCONA - Fatta venire in Italia, costretta a prostituirsi e cedere i soldi dell’attività di meretricio al suo sfruttatore. Abusata sessualmente. Picchiata e...
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Era accusato di violenza sessuale, lesioni personali e tratta di essere umani finalizzata allo sfruttamento della prostituzione. Un reato, quest’ultimo, che ha fatto spostare per competenza il procedimento nel capoluogo dorico, dove ha sede la procura distrettuale. L’imputato, difeso dall’avvocato Paolo Cognini, era assente in aula. C’era invece la nigeriana che per mesi avrebbe subito angherie fisiche e psicologiche. È assistita dall’avvocato Michela Manente, responsabile dell’ufficio legale dell’associazione On The Road, una onlus che si occupa principalmente di tutelare persone con alle spalle storie di violenza. A far partire le indagini, a novembre 2017, era stata la denuncia della nigeriana.
Davanti ai poliziotti del commissariato di San Benedetto aveva raccontato del periodo passato a “prendere ordini” dal 28enne, a partire dall’imposizione dell’attività di squillo una volta arrivata nelle Marche dalla Nigeria, dove la ragazza aveva lasciato tutta la sua famiglia, tra cui due figli piccoli. Stando a quanto emerso, per costringerla a vendere il proprio corpo, l’imputato l’aveva sottoposta a pratiche “juju”, molto temute da alcune popolazioni africane perché legate alla stregoneria.
Inoltre sarebbero state esercitate pressioni sui familiari della donna rimasti in Nigeria attraverso presunti complici del 28enne. Per la procura, in un’occasione la vittima sarebbe stata abusata sessualmente e morsa dall’imputato al seno. Era richiedente asilo all’epoca dei fatti preso in carica da una cooperativa sociale. Verrà espulso dopo aver espiato la pena. La difesa ha annunciato il ricorso in appello. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico