La presidente delle Patronesse del Salesi fuori dall'incubo: «Ho sconfitto il Covid dopo 34 giorni terribili»

Milena Fiore, presidente delle Patronesse del Salesi
ANCONA - È tornata a casa, provata, ma più combattiva che mai. Animata da quella tenacia (lei la chiama “tigna”) che ha caratterizzato tutta la sua vita....

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno

ANCONA - È tornata a casa, provata, ma più combattiva che mai. Animata da quella tenacia (lei la chiama “tigna”) che ha caratterizzato tutta la sua vita. Milena Fiore, storica e battagliera (nel senso che ha combattuto tante battaglie per difendere i bambini dell’ospedaletto) presidente delle Patronesse del Salesi, ha combattuto, e vinto, la sua personale battaglia con il Covid.

LEGGI ANCHE:

E' morto Genuino Galassi, imprenditore illuminato e fondatore della Sige: sconfitto a 84 anni dal Covid

 

Un incontro certamente non voluto, da cui ne è uscita più forte che mai dopo 34 giorni trascorsi a Torrette in ospedale. A casa, finalmente, ha anche scritto una lettera alle amiche Patronesse ed a coloro che l’hanno aiutata a superare questa brutta parentesi della vita.

Milena, come si sente innanzitutto?
«Ora meglio, fortunatamente. Ho ancora qualche strascico del virus (fiato corto, qualche difficoltà respiratoria, dovrà fare fisioterapia). Ma finalmente rivedo la luce. La mia è stata un’esperienza dura, molto più di quanto potessi immaginare, vedendo ciò che sta capitando in questo anno di pandemia».


Cosa si ricorda dei giorni trascorsi in ospedale?
«Dei primi 8-10 giorni praticamente nulla. So solo che ho trascorso giorni terribili: l’arrivo in ambulanza, il casco per proteggermi e respirare l’ossigeno. Ci sono stati giorni in cui i medici si sono riservati la prognosi, perché davvero non era così certo che ce l’avrei fatta». 


Paura di non farcela? 
«Francamente solo quando sono ritornata in cameretta mi sono reso conto di quello che avevo passato. Ma una cosa mi è rimasta nel cuore ed ha riempito le mie giornate: l’affetto che percepivo da parte degli splendidi infermieri ed infermieri, anestesisti che ci curavano e cercavano in ogni modo di aiutarci a superare quei momenti, anche solo con una buona parola. Per non parlare dei medici, che sono stati straordinari. Noi Patronesse abbiamo assistito tante volte i bambini, di rado ci siamo trovati dall’altra parte. Fa un certo effetto».


Chi si sente di ringraziare?
«Tutto il personale degli Ospedali Riuniti: Giuseppe, Milena, Antonio, Noemi, Gaia e tanti altri, senza dimenticare la Direzione Ospedaliera. Posso testimoniare che tutti i giorni sono in prima linea per combattere questo male subdolo che colpisce anche chi, come me, cercava sempre di essere prudente, che toglie il sonno, la libertà e anche il futuro, pensando soprattutto alle generazioni più giovani. Rivolgo un appello a tutti a non sottovalutarlo. Perchè esiste ed è terribile».


Milena, quanto le è servita la sua innata tigna?
«Ci ho messo tutta la volontà di reagire e farmi forza: per i miei figli, per mio marito, per i miei splendidi amici (che sono poi tutta la nostra famiglia) e per tutte le mie Patronesse che mi sono rimaste sempre vicine con telefonate, messaggini, incitamenti».


E adesso, una volta a casa?


«Sono pronta a rimettermi a lavorare per i nostri bambini del Salesi. Veramente è una piccola bugia, visto che in realtà, appena ripreso conoscenza e un po’ di forze, anche dal letto d’ospedale ho sempre cercato di essere il motore ed il punto di riferimento della nostra associazione. Abbiamo tanto da fare, tanti altri progetti da realizzare. Lo scorso anno dovevamo festeggiare i nostri primi 120 anni di vita. La pandemia non ce lo ha permesso. Ma non demordiamo. Magari festeggeremo per qualche altra occasione. La voglia e la tigna non ci manca di certo, a noi patronesse».

 

 

 

Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico