Morì per un tumore a Torrette, dopo 17 anni l’ospedale dovrà risarcire. I familiari chiedono 100mila euro

Morì per un tumore a Torrette, dopo 17 anni l’ospedale dovrà risarcire. I familiari chiedono 100mila euro
ANCONA - A distanza di 17 anni dal decesso, l’Azienda Ospedaliero-Universitaria delle Marche rischia di dover risarcire una donna della provincia di Macerata, morta a...

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ANCONA - A distanza di 17 anni dal decesso, l’Azienda Ospedaliero-Universitaria delle Marche rischia di dover risarcire una donna della provincia di Macerata, morta a 59 anni per un tumore al seno dopo le cure - secondo i periti non risolutive - ricevute a Torrette tra il giugno e l’agosto 2006. Gli eredi - il marito e i due figli - tramite l’avvocato Leonardo Teodori del Foro di Macerata hanno chiesto un risarcimento di 100mila euro all’Aou di Torrette. Ora è in corso un tentativo di mediazione che verrà discusso mercoledì davanti all’Organismo prescelto.

 

La ricostruzione

La donna morì nel gennaio del 2007 a causa di un male spietato contro cui combatté coraggiosamente. Scoperto il tumore al seno, decise di rivolgersi all’ospedale regionale per affrontare tutte le cure necessarie e cominciare la sua battaglia personale. Secondo la ricostruzione dei periti incaricati dai ricorrenti, l’équipe medica, dopo le indagini diagnostiche, ritenne opportuno procedere ad un intervento di asportazione della massa tumorale, ma scelse di non eseguire una mastectomia completa. Sei mesi dopo, però, la 59enne morì.

Le verifiche

A distanza di tempo, i familiari della donna hanno deciso di vederci chiaro, così si sono rivolti ad un legale per verificare l’operato dei medici. A seguito di un primo ricorso per accertamento tecnico preventivo finalizzato a individuare eventuali responsabilità mediche per instaurare una causa di merito, sia il perito di parte sia il consulente del tribunale, nel maggio 2021, avrebbero evidenziato da un lato che ci sarebbe stato un ritardo diagnostico e, dall’altro, che l’intervento eseguito a Torrette non sarebbe stato risolutivo.

Tuttavia, dalle indagini tecniche è risultato anche che la donna era affetta da un’altra grave patologia che, secondo i consulenti, l’avrebbe condotta in ogni caso alla morte. Tuttavia, nella convinzione che con una diagnosi più accurata e un intervento risolutivo l’aspettativa di vita della paziente sarebbe aumentata, i familiari hanno scelto di avviare un contenzioso e richiedere un risarcimento del danno per perdita di chance. L’ultima parola ora spetta al mediatore.

 

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Corriere Adriatico