Lockdown, baristi e ristoratori allo stremo: «C'è chi si è venduto l'auto per racimolare un po' di soldi»

Corso Garibaldi semi deserto per il lockdown
ANCONA - Torna la zona rossa e la morsa dei divieti. Si ferma il settore della somministrazione, ormai allo stremo. «C’è chi si è già venduto la...

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ANCONA - Torna la zona rossa e la morsa dei divieti. Si ferma il settore della somministrazione, ormai allo stremo. «C’è chi si è già venduto la macchina per racimolare un po’ di soldi - afferma Giovanna Burattini, titolare del Bar del Pinocchio e portavoce del gruppo Baristi e Ristoratori Uniti delle Marche - e chi con l’incasso magro dell’asporto va a farci la spesa per dare da mangiare ai figli. Capito com’è la situazione?».

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In pochi tentano di nuovo la carta dell’asporto, ma con la circolazione ridotta allo zero equivale a stare chiusi. Nel gruppo Facebook dei Baristi e Ristoratori Uniti gli operatori si confrontano e chiedono ai colleghi come stanno andando gli affari. La risposta, ovviamente, è un pianto generale. «Come va l’asporto in zona rossa?» chiede un utente. «Ma cosa state aperti a fare per incassare 10 euro e spenderne 150 tra corrente, gas e acqua?» risponde subito un altro.


«Personalmente ho deciso di tenere chiuso - continua Giovanna Burattini - come la maggior parte dei miei colleghi. Solo pochi stanno facendo l’asporto, ma a livello di incassi parliamo di briciole». Il nuovo Dpcm ha dato l’ennesima spallata al settore tra i più colpiti dalla pandemia. E per gli esercenti non resta che fare appello alle istituzioni per accendere un riflettore sulla situazione ormai drammatica.

«Stavamo pensando di affiggere degli striscioni - continua Giovanna Burattini - l’intento è quello di far sentire la nostra voce in qualche modo. Vogliamo dare un segnale forte affinché si sbrighino a decidere sul piano dei ristori e su tutte le scadenze che ci riguardano». 


Il tempo stringe, e a fine mese, a meno di cambiamenti repentini, scadrà il termine per il blocco dei licenziamenti. «O si sbrigano a fare qualcosa, oppure è la fine - continua l’esercente - saranno una marea i dipendenti che resteranno a piedi e senza possibilità di ricollocarsi. La giungla normativa in cui siamo piombati sta devastando il settore».

 

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Corriere Adriatico