«Locali chiusi, mancano i progetti. Ecco il risultato: Ancona è deserta». Baristi e ristoratori tra rabbia e delusione

«Locali chiusi, mancano i progetti. Ecco il risultato: Ancona è deserta». Baristi e ristoratori tra rabbia e delusione
ANCONA  - Il caldo torrido esalta l’effetto desolazione. L’immagine di mezza estate della Dorica sembra contraddire quella da gran rilancio turistico, sostenuto...

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ANCONA  - Il caldo torrido esalta l’effetto desolazione. L’immagine di mezza estate della Dorica sembra contraddire quella da gran rilancio turistico, sostenuto dal nuovo portale, che è un trionfo di percorsi, personaggi e monumenti; dal piano marketing, per mettere a sistema tesori e curiosità; dal sondaggio affidato alla sensibilità dei cittadini. Una fuga dalla città che, tuttavia, è sfuggita ai radar di Federico Pesciarelli.

Mille giovani negli hub e tutti hanno le idee chiare: «Mamma, ascolta, io mi vaccino»

 

«Ieri i miei locali erano pieni – spariglia il titolare di Raval e O Acqua O vino, due certezze di piazza del Papa - Gli altri erano chiusi. Non so che dire». Mette in chiaro: «Non voglio azzardare analisi. Ma tutto ha un peso. Molti commercianti sono fermi per ferie e questo può avere una doppia lettura: la città non è abituata a porsi come meta di vacanzieri; oppure per molti tenere aperto in questo periodo ha un costo non sostenibile». Tradotto: «Non conviene». Pesciarelli con le considerazioni si spinge un po’ oltre le intenzioni dell’esordio. «La riduzione della proposta di eventi, a causa del Covid, non aiuta il capoluogo a essere attrattivo. Ma ribadisco: non voglio azzardare analisi».


Michele Angelo Zannini lavora sul contrasto. «La città era deserta e io - è la voce e il volto di quel crocevia di anime che è il Bar Giuliani - ho lavorato tantissimo. Sarà che ero uno dei pochi locali a non aver abbassato le saracinesche». Sarà. «Persino i vigili urbani hanno detto: fortuna voi, altrimenti non avremmo saputo dove prendere un caffè». Scarseggia la programmazione? «Direi che non c’è proprio. Diamo la colpa al Coronavirus, alle restrizioni anti-pandemia. Resta il fatto che non c’è. Manca la capacità di rendersi accoglienti». Va con l’affondo: «Più di ogni altra cosa, è assente l’informazione. Non sappiamo raccontare al turista il nostro potenziale. Che c’è, eccome. Comunicare per esempio, a chi viene da fuori, che rimanendo qui si può raggiungere una spiaggia bella e caratteristica come il Passetto». La sua sintesi: «I negozi quasi tutti chiusi in questo periodo sono la dimostrazione che il capoluogo non crede alla sua vocazione turistica». 


Voce controcorrente. È quella di Massimo Paci, del Bar Moldavia, prima linea dello struscio dorico. «Stamattina (ieri, ndr) abbiamo lavorato tantissimo. Anche a Ferragosto. In questi giorni restiamo aperti fino alle due del pomeriggio». Ancona desolata? «Assolutamente no - è la sua convinzione. - La gente in giro c’è. Ne vedo molta che viene da fuori. Spesso sono anconetani che vivono altrove e che tornano qui per le vacanze. Un fenomeno che noto soprattutto quest’anno». Dissolve l’effetto desolazione.

 

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Corriere Adriatico