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ANCONA - Verrà svolta un’autopsia sul corpo di Lauro Mancini, il pescatore 47enne che lunedì all’alba è morto tragicamente in mare a bordo della vongolara “Emilia” di cui era l’armatore. Il sostituto procuratore Serena Bizzarri ha disposto l’accertamento autoptico all’istituto di medicina legale di Torrette.
La data dell’esame non è stata fissata ancora ma è possibile possa svolgersi giovedì. Solo dopo il completamento dell’autopsia il corpo di Mancini potrà essere sbloccato per permettere alla famiglia di svolgere i funerali. Vanno avanti gli accertamenti della procura sull’imbarcazione semi affondata a mezzo miglio dalla costa falconarese, a nord della raffineria Api. Il fascicolo, come avviene di routine quando si muore in mare in questo modo, dovrebbe ipotizzare i reati di naufragio e omicidio colposo.
I punti da chiarire
La tragedia si sarebbe consumata nel giro di pochi minuti. Molti sono i punti da chiarire ma da quanto raccolto finora e dai racconti del superstite si evince che la draga si sarebbe impigliata incontrando una qualche resistenza e, nonostante i tentativi di Mancini di bloccare la pompa idraulica, la barca si sarebbe velocemente inclinata su un lato e poi rovesciata. Mentre però il capitano è riuscito a buttarsi in tempo salvandosi la vita, per Lauro non c’è stato nulla da fare. L’armatore infatti era entrato nella cabina per cercare di salvare la situazione rimanendo però bloccato all’interno senza possibilità di liberarsi. A nulla sono valse le richieste di aiuto del compagno. Era già troppo tardi. Un peschereccio poco distante ha caricato a bordo il naufrago e mentre per recuperare il cadavere di Mancini è servito l’intervento dei sommozzatori, che hanno anche recuperato i documenti della barca.
I soccorsi
Nel giro di trenta minuti sul posto c’erano la motovedetta della Guardia Costiera Cp 861, i vigili del fuoco e le motovedette del Roan della Guardia di finanza La notizia della morte di Mancini ha lasciato di stucco tutta la comunità dei pescatori. Lauro infatti era un navigatore esperto, nato da una famiglia di pescatori e “arcaroli” da generazioni. «Uno con l’acqua salata nelle vene» dicono i conoscenti. Aveva due fratelli, Massimiliano (l’altro armatore dell’Emilia) e Giancarlo che aveva una vongolara tutta sua. Nonostante si fosse trasferito prima a Collemarino e poi ad Osimo, Mancini nel rione ha lasciato un vuoto enorme tanto che anche l’associazione Arcopolis gli dedica un pensiero; «Riposa in pace Lauro. Porgiamo le sentite condoglianze alla famiglia».
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Corriere Adriatico