Insulti e torture dal fratello tiranno nel nome dell’Islam: controllo degli abiti, tirate di capelli, posate incandescenti sulla carne

Insulti e torture dal fratello tiranno nel nome dell’Islam: controllo degli abiti, tirate di capelli, posate incandescenti sulla carne
ANCONA - Per quattro anni avrebbe reso un inferno la vita della sorella minore, trascinandola per i capelli quando lei si azzardava ad uscire con i coetanei, bruciandole la pelle...

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ANCONA - Per quattro anni avrebbe reso un inferno la vita della sorella minore, trascinandola per i capelli quando lei si azzardava ad uscire con i coetanei, bruciandole la pelle con un cucchiaino rovente dopo essersi permessa di alzare la voce con la madre, picchiandola perché si era messa a piangere nel corso di un funerale, controllandole quotidianamente lo zaino per verificare che all’interno non ci fossero abiti in contrasto con la religione musulmana

 

 
Il giudizio
È con l’accusa di maltrattamenti in famiglia che è finito a processo un marocchino di 29 anni, all’epoca dei fatti residente a Filottrano con la madre e la sorella. Quest’ultima avrebbe subito abusi tra il 2013 e il 2017. Abusi iniziati quando lei aveva solamente 14 anni. Un incubo denunciato dalla vittima non appena raggiunta la maggiore età e con essa la volontà di allontanarsi da quel fratello che, stando a quanto emerso, non le faceva neanche minimamente vivere la quotidianità tipica degli adolescenti. Ieri il processo si sarebbe dovuto aprire davanti al giudice Maria Elena Cola, ma è stato rinviato a marzo del 2022. L’uomo, che nel frattempo non vivrebbe più a Filottrano, è difeso d’ufficio dall’avvocato Luca Montanari. Gli episodi contestati dalla procura al 29enne fanno emergere una realtà di violenza, soprusi e controllo ossessivo nei confronti della vittima. I maltrattamenti sarebbero iniziati con la morte del capofamiglia, avvenuta nel 2013. Le redini della situazione, dunque, sarebbero state gestite dal 29enne. All’origine delle sopraffazioni, stando agli inquirenti, ci sarebbe stata la volontà di controllare la sorella affinché non uscisse fuori dai dettami legati alla religione islamica. Ci sarebbero state minacce di morte e insulti quotidiani del tipo: «Sei inutile, non fai niente nella vita, dovresti essere trattata come una portatrice di handicap». Nell’imputazione sono poi riportate le violenze fisiche. Quelle terribili delle ustioni provocate con delle posate roventi passate sopra la carne dell’adolescente. In un’occasione la ragazzina ha riferito di essere stata ferita con un cucchiaio incandescente all’altezza della mano destra perché il fratello si era accorto che lei aveva fumato una sigaretta. In un’altra, il polpaccio era rimasto ustionato a casa di un coltello: sarebbe stata punita perché aveva osato alzare la voce con la propria madre. La lista delle violenze contestate dalla procura sembra essere infinita. L’imputato non si sarebbe tirato indietro dal controllare quotidianamente lo zaino della sorella per verificare che all’interno non ci fossero abiti che in qualche modo potessero entrare in contrasto con la religione musulmana. 
L’escalation


Le avrebbe anche impedito di frequentare i suoi coetanei. In più occasioni, sempre secondo le accuse, avrebbe trascinato la ragazzina per i capelli dopo aver scoperto che era uscita con dei suoi amici. Di più: il 29enne sarebbe arrivato a minacciare un amico della sorella per intimargli di non incontrarla mai più. Gli schiaffi sarebbero arrivati dopo il funerale del padre: la vittima li avrebbe incassati perché era stata vista piangere nel corso della funzione. Ma gli schiaffi sarebbero stati anche dati dall’imputato perché aveva rinvenuto delle cartine per le sigarette all’interno dello zaino della vittima. Per la procura, in una circostanza lui le aveva colpito così forte lo stomaco, tanto da mandarla in ospedale. Lei, accusata di aver finto di stare male, era stata dimessa proprio pochi minuti prima per un problema di salute. 

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Corriere Adriatico