Insulti sessisti, la presidentessa dell'Ancona Nocelli risponde all'hater: «Serve rispetto, vieni a conoscermi»

Insulti sessisti, la presidentessa dell'Ancona Nocelli risponde all'hater: «Serve rispetto, vieni a conoscermi»
ANCONA - Le ha dato della furba, ma questo è niente in confronto ai riferimenti sessualmente espliciti con cui l’ha accusata di catturare il consenso dei tifosi....

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ANCONA - Le ha dato della furba, ma questo è niente in confronto ai riferimenti sessualmente espliciti con cui l’ha accusata di catturare il consenso dei tifosi. Ancora attacchi social a Roberta Nocelli, presidentessa dell’Ancona. Non è la prima volta che la numero uno del club biancorosso finisce nel mirino dei leoni da tastiera, tra commenti sarcastici sul suo aspetto fisico e apprezzamenti tutt’altro che eleganti. Ma lei, anche in questa occasione, ha scelto la linea dell’intelligenza per rispondere alle bordate da body shaming

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La replica

E come suo solito, ha replicato via Facebook alle ultime insinuazioni. «Diverse persone mi hanno segnalato i commenti spinti di un certo signore del quale non scriverò il cognome, tanto chi mi segue legge prima di me e sa a chi mi riferisco» è il commento della presidentessa biancorossa, che poi si rivolge direttamente al tifoso (o presunto tale) che le ha puntato il dito contro. «Io non ti conosco e questo è un peccato perché tu mi giudichi per le parti del mio corpo o per le mie scelte “personali” dal punto di vista sessuale che non ripeterò per rispetto del ruolo che rivesto». Quindi, la proposta. «Ti invito a venire a trovarmi allo stadio del Conero per conoscere da vicino quello che è il mio lavoro e l’ambiente che condivido con tutti quelli che si spendono per la società. Il problema di questo mondo - continua la presidentessa nel suo post - è proprio questo: aprire bocca o digitare lettere sul pc o sul telefono, per sporcare chi in realtà non sa nemmeno della vostra esistenza». 

La riflessione

La riflessione nasce dall’amarezza di una donna manager che non accetta insulti sessisti in una realtà, quella del calcio, ancora troppo permeata da una cultura maschilista. «Se per essere direttore generale di una società di calcio bisogna avere le tette grosse non lo so: io lavoro H24, ma per essere una persona per bene, prima di tutto, serve rispetto verso gli altri e tu secondo me ne hai poco anche verso te stesso. Ma hai ancora tempo per migliorarti -conclude la Nocelli -, tutti ne abbiamo, anche io. E sto lavorando su me stessa». 

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Corriere Adriatico