Padre e figlio sott’accusa «Hanno ucciso la pittrice»

Padre e figlio sott’accusa «Hanno ucciso la pittrice»
ANCONA - Giuseppe e Simone Santoleri sono entrati nella caserma del comando provinciale dei carabinieri di Ancona giovedì pomeriggio alle 19,30 da persone informate sui...

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ANCONA - Giuseppe e Simone Santoleri sono entrati nella caserma del comando provinciale dei carabinieri di Ancona giovedì pomeriggio alle 19,30 da persone informate sui fatti e sono usciti quasi sei ore dopo con il volto coperto e da indagati per concorso in omicidio e occultamento di cadavere. Come se la stretta di mano degli investigatori del reparto operativo per congedare il padre e il figlio dopo averli torchiati fosse un dito puntato contro: «Sappiamo che Renata potrebbe essere morta, e sospettiamo che ad ucciderla siate stati voi». 

I carabinieri speravano che il fuoco di fila delle domande prima a papà Giuseppe e poi al figlio Simone potesse aprire una crepa nelle versioni messe a verbale, il varco di un tentennamento, il buco di una contraddizione, persino una confessione per dare una svolta al giallo di Renata Rapposelli, la pittrice di 63 anni residente ad Ancona e scomparsa nel nulla dal 9 ottobre scorso, quasi un mese fa. Invece non sembrano essere scivolati in discordanze evidenti Giuseppe e Simone, tanto da metterli spalle al muro. All’una di notte sono usciti da uomini liberi, ma indagati, come ufficialmente confermato ieri mattina al terzo piano del palazzo di giustizia assediato da cronisti e telecamere il procuratore generale Elisabetta Melotti e il sostituto Andrea Laurino, titolare delle indagini sul caso Rapposelli. 
 
L’iscrizione sul registro degli indagati è un atto di garanzia per padre e figlio, gli inquirenti devono svolgere accertamenti irripetibili per trovare indizi decisivi che non sono riusciti a carpire nell’interrogatorio. Si riparte dal racconto dei due: Reny che va in treno da Ancona a Giulianova, la lite per soldi che scoppia con l’ex marito, il figlio che li vede e dice al padre di riaccompagnare Renata in auto nelle Marche. Partono, la donna scende a Loreto, in via Lavanderia, vicino a una discarica e non lontano dalla Santa Casa. Poi il buio. 

Scavano nelle ombre di questa ricostruzione gli inquirenti. Soprattutto gli investigatori cercano il cuore dell’inchiesta, ciò che trasformerebbe l’ipotesi di omicidio in certezza: il cadavere. Gli esperti del Ris di Roma ieri pomeriggio hanno rivoltato come un calzino l’abitazione dei Santoleri al primo piano di una palazzina di via Galilei a Giulianova, e la Fiat Seicento. Erano stati messi sotto sequestro dalla procura, pronti per passare nelle mani esperte dei maghi delle investigazioni scientifiche in camice bianco.  Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico