Tambroni, 18 anni di vergogna. «La Regione che fa?»

Il pensionato-fantasma senza futuro, il Comune incalza: serve una decisione L’assessore Capogrossi: «Evitare che anche l’Inrca diventi un edificio vuoto»

Tambroni, 18 anni di vergogna. «La Regione che fa?»
ANCONA - Dalle vetrate impolverate si scorgono ancora lettini, computer, arredi. Cumuli di attrezzature costate chissà quanto e mai entrate in funzione. Sono lì,...

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ANCONA - Dalle vetrate impolverate si scorgono ancora lettini, computer, arredi. Cumuli di attrezzature costate chissà quanto e mai entrate in funzione. Sono lì, accatastate nel pensionato-fantasma, da una vita. A dicembre raggiungerà la maggiore età il Tambroni, 18 anni di vergogna. Un’odissea cominciata nel 2005 quando già al taglio del nastro della struttura costata 8 milioni di euro, ci si accorse che qualcosa non andava perché dal soffitto piovevano goccioline d’acqua sui cabaret di pasticcini portati dal catering. 

 


La beffa


Mai un anziano ha messo piede nel pensionato sequestrato a 4 mesi dall’inaugurazione-beffa per problemi di costruzione. Nessuno ha pagato per questa incompiuta: tutti assolti nel 2011, senza esito la causa da 10 milioni intentata dall’Inrca contro la ditta appaltatrice. E mentre vandali e ladri hanno assalito e depredato negli anni questo contenitore vuoto da 5.770 mq, il suo futuro non è stato ancora scritto. 


L’impasse


Demolirlo? Ristrutturarlo? Nessuno ha mai capito davvero che farne. E intanto sono aumentati anche i costi sociali di questa mancata opera perché il sistema sanitario ha dovuto recuperare presso altre strutture parte dell’ottantina di posti letto che erano previsti al Tambroni, di cui 60 per anziani non autosufficienti, con un reparto dedicato ai malati di Alzheimer. Ancona è l’unica città delle Marche a non avere strutture adeguate, per numeri, alla residenzialità sanitaria: ha in dotazione 38 posti letto allocati alla Residenza Dorica e altri 20 riconosciuti all’Inrca nel 2018. La Regione, tramite l’assessore alla Sanità, Filippo Saltamartini, si limita a dire che «in base al piano socio-sanitario che sarà ultimato e presentato ad agosto, si valuteranno la destinazione del Tambroni e la futura ricollocazione dell’Inrca». Sì perché per un effetto-domino, il vuoto lasciato dal pensionato di Posatora coinvolge altre strutture sanitarie, a partire proprio dal geriatrico di via della Montagnola che, entro il 2025, si trasferirà nel nuovo polo dell’Aspio.


Il rischio 


«Bisogna evitare che diventi un secondo Lancisi», avverte Emma Capogrossi, assessore comunale alla Sanità. Il riferimento è all’ex Cardiologico di via Baccarani, altro ospedale-fantasma in stato di abbandono. L’idea, elaborata insieme all’assessore Ida Simonella, è di «trasformare l’attuale Inrca in un poliambulatorio specialistico ad orientamento geriatrico, con servizi ambulatoriali, un ospedale di comunità inteso come struttura sanitaria di ricovero extra-ospedaliero che svolge una funzione intermedia tra il domicilio e il ricovero ospedaliero, un centro diurno Alzheimer, alloggi assistiti e altre attività legate all’Inrca anche nel suo ruolo di istituto di ricerca». Ma il Tambroni che fine farà? «È la Regione che deve dare un indirizzo» incalza Capogrossi, ricordando che a novembre il consiglio comunale ha approvato una mozione che impegna il sindaco a sollecitare la stessa Regione a trovare una soluzione: si calcola che per ripristinare il pensionato servano almeno 6 milioni. «È fondamentale non perdere i posti accreditati per l’assistenza agli anziani, per questo intanto ci siamo mossi per progettare un futuro per Inrca - aggiunge l’assessore -. Auspichiamo che si possa arrivare ad un protocollo d’intesa per definire la destinazione della struttura della Montagnola, come si fece nel 2006 per l’ex Umberto I. Perché qui c’è da evitare il rischio che, oltre al Tambroni, anche l’attuale Inrca si trasformi tra qualche anno in un contenitore vuoto».  Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico