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ANCONA - Dalle vetrate impolverate si scorgono ancora lettini, computer, arredi. Cumuli di attrezzature costate chissà quanto e mai entrate in funzione. Sono lì, accatastate nel pensionato-fantasma, da una vita. A dicembre raggiungerà la maggiore età il Tambroni, 18 anni di vergogna. Un’odissea cominciata nel 2005 quando già al taglio del nastro della struttura costata 8 milioni di euro, ci si accorse che qualcosa non andava perché dal soffitto piovevano goccioline d’acqua sui cabaret di pasticcini portati dal catering.
La beffa
Mai un anziano ha messo piede nel pensionato sequestrato a 4 mesi dall’inaugurazione-beffa per problemi di costruzione. Nessuno ha pagato per questa incompiuta: tutti assolti nel 2011, senza esito la causa da 10 milioni intentata dall’Inrca contro la ditta appaltatrice. E mentre vandali e ladri hanno assalito e depredato negli anni questo contenitore vuoto da 5.770 mq, il suo futuro non è stato ancora scritto.
L’impasse
Demolirlo? Ristrutturarlo? Nessuno ha mai capito davvero che farne.
Il rischio
«Bisogna evitare che diventi un secondo Lancisi», avverte Emma Capogrossi, assessore comunale alla Sanità. Il riferimento è all’ex Cardiologico di via Baccarani, altro ospedale-fantasma in stato di abbandono. L’idea, elaborata insieme all’assessore Ida Simonella, è di «trasformare l’attuale Inrca in un poliambulatorio specialistico ad orientamento geriatrico, con servizi ambulatoriali, un ospedale di comunità inteso come struttura sanitaria di ricovero extra-ospedaliero che svolge una funzione intermedia tra il domicilio e il ricovero ospedaliero, un centro diurno Alzheimer, alloggi assistiti e altre attività legate all’Inrca anche nel suo ruolo di istituto di ricerca». Ma il Tambroni che fine farà? «È la Regione che deve dare un indirizzo» incalza Capogrossi, ricordando che a novembre il consiglio comunale ha approvato una mozione che impegna il sindaco a sollecitare la stessa Regione a trovare una soluzione: si calcola che per ripristinare il pensionato servano almeno 6 milioni. «È fondamentale non perdere i posti accreditati per l’assistenza agli anziani, per questo intanto ci siamo mossi per progettare un futuro per Inrca - aggiunge l’assessore -. Auspichiamo che si possa arrivare ad un protocollo d’intesa per definire la destinazione della struttura della Montagnola, come si fece nel 2006 per l’ex Umberto I. Perché qui c’è da evitare il rischio che, oltre al Tambroni, anche l’attuale Inrca si trasformi tra qualche anno in un contenitore vuoto». Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico