Grandi navi, ecco l'occasione d’oro ad Ancona. Fronte unito degli operatori: «Perderle sarebbe un guaio»

Grandi navi, ecco l'occasione d’oro. Fronte unito degli operatori: «Perderle sarebbe un guaio»
ANCONA Ballano 22 milioni di euro sul progetto del banchinamento grandi navi al Molo Clementino. L’opera è ancorata ad oggi al Sia, lo Studio Integrato Ambientale,...

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ANCONA Ballano 22 milioni di euro sul progetto del banchinamento grandi navi al Molo Clementino. L’opera è ancorata ad oggi al Sia, lo Studio Integrato Ambientale, che l’autorità portuale sta redigendo sulla linea delle prescrizioni avanzate dal Ministero delle Infrastrutture al progetto originario e da cui dipende il rilascio della Via-Vas. Nel frattempo il dibattito tra chi è favorevole all’opera e chi no coinvolge, oltre la politica cittadina, ovviamente gli stakeholders. Se da una parte il sindaco tiene il punto sulla posizione del “no”, a meno che dal Ministero, attraverso il rilascio della Via-Vas, non arrivino garanzie sulla tutela dell’ambiente, dall’altra i principali attori del porto si stringono sul fronte del parere favorevole.

 

I tre “sì” 


Antonio Pignataro, presidente del Gruppo Ormeggiatori del porto di Ancona, nonché memoria storica dello scalo dorico con i suoi 42 anni di attività professionale, non ha dubbi. Adduce tre ragioni in supporto del sì al banchinamento al Molo Clementino: «Sì perché bisogna aprirsi allo shipping internazionale - afferma -, sì perché Ancona deve assumere di nuovo una posizione strategica nel sistema del centro Adriatico, e sì perché grazie alle navi di ultima generazione ci sarebbe un ulteriore sviluppo nell’ambito green».

Infatti il tema dell’inquinamento dell’aria e delle acque marine provocato dalle navi è l’ago della bilancia che sposta l’orientamento della politica locale. Ma, per Pignataro, è sostanzialmente un problema superato. «Posto che l’ambiente vada tutelato - spiega -. Le nuove generazioni di navi sono già costruite per rispettare i vari trattati internazionali. Si parla di propulsone a idrogeno o ad lng (gas naturale liquefatto, ndr) oltre che di elettrificazione delle banchine. Tutto si può fare, ma in primis bisogna riconquistare la strategia del medio adriatico che abbiamo perso non solo nell’ambito delle gradi navi, ma anche per tutto il comparto dei traffici».


Questione di priorità 


«Dire di no a priori è sbagliato - sentenzia Alessandro Archibugi, titolare dell’omonima agenzia marittima -. Ma non basta un banchinamento per navi da crociera, sono necessarie stazioni marittime e altri accorgimenti per avere uno sviluppo omogeneo del porto». Non ha pregiudizi nemmeno Guido Giambuzzi, presidente di Amatori Tour Operator, che però pone una questione di priorità tra Molo Clementino e Penisola: «Se un’opera esclude l’altra - afferma -, meglio aspettare la Penisola. Altrimenti ben venga anche il Molo Clementino. Più un porto è infrastrutturato, meglio è per tutti». 


Le opportunità 


Archibugi torna sul porto di domani e immagina un utilizzo dell’area antica per l’ormeggio delle crociere: «Non solo le grandi navi - puntualizza -, ma anche il diporto minore, sui 200 metri di lunghezza». Il risvolto in termini di indotto locale, secondo l’imprenditore, potrebbe essere immediatamente tangibile . «La città può essere venduta meglio al crocerista che non partecipa alle escursioni guidate nel territorio - afferma -. Tra l’altro so che ci sono stati parecchi comandanti di navi che si sono lamentati degli ormeggi lontano dal porto storico. Capisco la posizione del sindaco ma vanno valutati tutti gli aspetti prima di dire no». Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico