Giro di squillo, a processo la maitresse che costringeva a prostituirsi anche la figlia

Giro di squillo, a processo la maitresse che costringeva a prostituirsi anche la figlia
ANCONA  - Con la complicità del compagno, avrebbe sfruttato il meretricio di almeno cinque dominicane, facendole venire appositamente nella provincia di Ancona e...

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ANCONA  - Con la complicità del compagno, avrebbe sfruttato il meretricio di almeno cinque dominicane, facendole venire appositamente nella provincia di Ancona e mettendo a disposizione delle alcove del sesso prese in affitto. È con questa accusa che ieri il gup Francesca De Palma ha rinviato a giudizio una 38enne della Repubblica Dominicana.

 

Per lei, il processo si aprirà il prossimo 4 marzo. Ad affrontare il collegio penale, sempre con l’accusa di sfruttamento della prostituzione, ci sarà un anconetano di 49 anni, all’epoca dei fatti impiegato amministrativo in questura. Entrambi sono difesi dall’avvocato Gabriele Galeazzi. 


Non sono stati scelti riti alternativi perché la difesa è sicura di smontare le accuse a dibattimento. Per ora, nessuna vittima si è costituita parte civile. Tra le squillo che sarebbero state sfruttate dalla coppia, sulla direttrice Ancona-Falconara, c’è anche la figlia della 38enne. All’epoca dei fatti contestati dal pm Rosario Lioniello, aveva da poco raggiunto la maggiore età. Secondo l’accusa, i due imputati avrebbero lavorato in tandem: il 49enne si sarebbe occupato della definizione dei contratti di locazione degli appartamenti destinati alle squillo. Per facilitare gli affari – sostiene la procura – l’uomo avrebbe speso la qualifica di poliziotto, quando in realtà il suo ruolo era quello di assistente amministrativo. La dominicana, invece, si sarebbe occupata del recruiting delle sue connazionali presenti sul territorio italiano, spingendole a venire nell’Anconetano per prostituirsi. 


La procura ha tracciato i movimenti delle lucciole, anche grazie alle intercettazioni, collocandole in via appartamenti disseminati tra Ancona e Falconara, soprattutto nell’autunno del 2015. Tra le vittime conteggiate dalla procura (sono almeno cinque), compare anche la figlia dell’imputata: stando a quanto emerso dall’indagine, la madre le avrebbe anche dato consigli sulle foto da inserire negli annunci online per reperire più clienti possibili. Il 49enne deve rispondere anche di falso: tra ottobre e dicembre 2015 avrebbe predisposto (con la complicità di un altro soggetto) e utilizzato falsi certificati di malattia per allontanarsi dal lavoro. 

 

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Corriere Adriatico