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ANCONA- Tre anni di reclusione per aver percosso la moglie anche quando era incinta. È la condanna inflitta dal collegio penale a un 27enne jesino, accusato di maltrattamenti in famiglia. A portare l’uomo a processo è stata l’ormai ex compagna, che nell’estate del 2021 lo ha denunciato, ottenendo dal gip la misura cautelare del divieto di avvicinamento, tuttora pendente sul 27enne.
I fatti
In una delle passate udienze, era stata la vittima - 28enne che ormai si è trasferita fuori regione con la figlia - a salire sul banco dei testimoni, raccontando le vessazioni subite all’interno delle mura domestiche e iniziate quando era incinta della piccola, nata nel 2013.
La denuncia
C’è voluto del tempo per denunciare. «Tendevo a giustificarlo, pensavo che facesse così per le difficoltà che stavamo passando. Cercavo di aiutarlo, ma ho solo subito, andando al lavoro con i lividi addosso». Molti episodi di violenza sarebbero avvenuti in presenza della figlia piccola della coppia, tanto che la procura ha contestato allo jesino i maltrattamenti aggravati. Nel corso della testimonianza resa in tribunale, la 28enne ha anche ripetuto le minacce dell’ex compagno. «Diceva che meritavo tante cose brutte, che dovevo morire ammazzata». Stando alla procura, lui le avrebbe anche detto: «Ti sparo in bocca, ti apro tutta».
Il divieto di avvicinamento alla parte offesa, notificato dai carabinieri di Jesi, risale all’agosto dello scorso anno ed è tuttora pendente sull’imputato, anche se la parte offesa si è trasferita altrove, in un’altra regione. Il 27enne è stato difeso dall’avvocato Rino Bartera. Una volta lette le motivazioni della sentenza di condanna, verrà proposto il ricorso in appello. L’imputato, infatti, ha sempre rigettato le contestazioni mosse dalla procura.
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