Ancona, la Galleria Dorica dimenticata un gioiello da far risplendere. Sindaco, ha dato la sua parola

Ancona, la Galleria Dorica dimenticata un gioiello da far risplendere. Sindaco, ha dato la sua parola
ANCONA Non è un caso che Daniele Silvetti, primo sindaco di centrodestra nella storia di Ancona, abbia deciso di chiudere la sua campagna elettorale proprio qui, sotto il...

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ANCONA Non è un caso che Daniele Silvetti, primo sindaco di centrodestra nella storia di Ancona, abbia deciso di chiudere la sua campagna elettorale proprio qui, sotto il porticato della Galleria Dorica, tra i mosaici anneriti dal tempo e le colonne imbrattate da writers e colombi. «Restituiremo questo gioiello trascurato alla città - aveva garantito Silvetti -. Sarà un onore per me riqualificare questo luogo e farlo rivivere». Parole dolci come il miele alle orecchie dei commercianti e di chi ha a cuore il centro e confida in un suo rilancio tempestivo. 


Ora i fatti

Il tempo delle promesse è già passato. Adesso è il momento di programmare i fatti. La Galleria Dorica non può aspettare ancora. Ha sete di riscatto questo ex luogo affascinante, un tempo scrigno di boutique di lusso e cuore pulsante dello shopping cittadino, trasformato negli anni in uno scatolone scolorito, abbandonato all’incuria e salvato solo dalla buona volontà degli operatori storici che, nonostante tutto, non demordono e si battono per il suo recupero. Con le dovute proporzioni, sognano una piccola Galleria Vittorio Emanuele, illuminata, pulita, attraente. Ma prima di tutto, c’è bisogno di spazzare via il degrado. 

Il grigiore

Sì perché l’immagine che la Galleria Dorica trasmette è di trascuratezza, grigiore, scialbore. Il primo impatto, fino all’altro giorno, era con quelle inguardabili transenne di legno che, dopo la denuncia del Corriere Adriatico, la nuova amministrazione ha subito provveduto a rimuovere e a sostituire con una più ordinata - ma ahinoi non meno vistosa - protezione in ferro, necessaria a seguito di un sopralluogo - ad aprile - dei vigili del fuoco che avevano riscontrato un sospetto rigonfiamento di una lastra di marmo sopra la balaustra horror. La Galleria è privata, suddivisa fra quattro condomini diversi (ma ha un passaggio pubblico gestito dal Comune), dunque ogni intervento si scontra con la burocrazia e la necessità di reperire fondi. L’intervento di messa in sicurezza, dunque, non sarà breve. La balaustra che sovrasta il porticato affacciato su corso Garibaldi, benché sia stata riverniciata, resta un pugno nell’occhio, proprio come i volantini pubblicitari appiccicati sulle colonne che i graffitari hanno di nuovo assalito, annullando, di fatto, l’intervento di pulizia eseguito pochi anni fa, dopo una complicatissima intesa raggiunta tra i privati. Le scritte, purtroppo, sono ovunque. Colpa degli incivili che sporcano più dei volatili, il cui bombardamento intestinale è un’infelice abitudine per i commercianti, costretti a pulire ogni giorno gli escrementi. Le reti non sono bastate, anzi: hanno intrappolato cumuli di piume e l’immagine è veramente da terzo mondo perché nessuno le rimuove. 

I condizionatori 

I piccioni, infatti, si annidano sui ballatoi degradati, da dove spuntano orripilanti condizionatori d’aria e vecchi impianti che non si possono proprio guardare. E infatti i commercianti gradirebbero nasconderli alla vista, magari con pannelli che richiamino gli splendidi mosaici pavimentali realizzati nel 1956 dall’architetto romano Emilio Ambron, riproduzione di quelli originali ora conservati al Museo Archeologico delle Marche. Gli escrementi sono arrivati a ricoprire perfino le lampade, talmente vetuste da creare una poco invitante atmosfera di penombra. E dove non arrivano i piccioni, ecco i vandali e gli incivili che gettano cicche di sigarette a terra e hanno trasformato le fioriere in pattumiere, noncuranti dei bigliettini che ricordano come i vasi per le piante non sono cestini per i rifiuti. 

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Corriere Adriatico