Varano, il festival del dialetto tra allegria e solidarietà

Varano, il festival del dialetto tra allegria e solidarietà
ANCONA - Un successo popolare che si rinnova ormai da 43 anni. Il Festival del Dialetto di Varano, la massima rassegna regionale di teatro comico dialettale, continua a catturare...

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ANCONA - Un successo popolare che si rinnova ormai da 43 anni. Il Festival del Dialetto di Varano, la massima rassegna regionale di teatro comico dialettale, continua a catturare l’attenzione di tanta gente. Centinaia e centinaia di persone che ogni sera arrivano nel “paese dei dialetti” per trascorrere un momento di allegria e gustare le gustose pietanze cucinate dalle cuoche del posto, ormai un valore aggiunto dell’intero evento. 


Quest’anno al Festival, tra l’altro, si respira l’aria della solidarietà, visto che è dedicato alle zone colpite dal terremoto attraverso la vendita dei volumi degli anni scorsi e di magliette celebrative il cui ricavato sarà donato al Comune di Caldarola nel corso dell’ultima serata, il 3 settembre. Ma il Comitato manifestazione Varanesi, presieduto da Lucia Gioia che ha preso il posto dopo 40 anni dello storico presidente Gilberto Lucesoli, ha voluto dare un doveroso riconoscimento a chi si è speso in prima linea per salvare vite umane. E’ accaduto la sera inaugurale quando è stato assegnato il premio al personaggio marchigiano al Gruppo dei Vigili del Fuoco di Ancona, che giusto un anno fa era operativo sui luoghi del terremoto. 

Un lungo applauso ha accolto l’ingresso sul palco del Comandante Generale Giovanni Di Iorio e di alcuni componenti la squadra (Roberto Balerci, Romano Mozzoni, Umberto Mazzanti, Graziano Piombetti e Daniele Grechi) che sono stati premiati e ringraziati da Lucia Gioia, dal sindaco Valeria Mancinelli e dal vice sindaco Sediari (presenti anche gli assessori Manarini e Foresi, il presidente dell’Autorità Portuale Giampieri e Sturani per la Regione). 

«Non siamo eroi ne angeli- ha detto, ringraziando a sua volta, il Comandante Di Iorio- ma persone che svolgono il proprio mestiere come una missione. Quando siamo arrivati ad Arquata abbiamo trovato tante persone sotto le macerie ed abbiamo contribuito a salvarne qualcuna. Il rammarico è che se fossimo arrivati prima si sarebbero potute salvare altre vite. Sono stati momenti concitato e particolari - ha proseguito- ma da subito si è sviluppata la speranza di poter recuperare più persone possibili e guardare con speranza al futuro». Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico