Ancona, fa spogliare tredicenne sul Web La storia finisce male, giovane nei guai

Ancora una dei minori finiscono negli angoli bui del Web
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ANCONA - Prima il Prima il "fidanzamento" virtuale tra due ragazzi, con effusioni in chat e lo spogliarello consenziente, poi il tentato ricatto: "O ti spogli ancora, o pubblico tue foto su Internet".


Vittima una ragazzina falconarese che al tempo dei fatti aveva appena 13 anni, e che poi raccontò tutto ai genitori. Per l'accusa di tentata violenza sessuale, oggi il gup di Ancona Paola Moscaroli ha condannato alla pena, sospesa, di tre mesi un ragazzo campano, all'epoca diciottenne.

I fatti risalgono al periodo compreso tra fine 2010 e inizio 2012. I giovani avevano allacciato un'affettuosa amicizia su Msn messenger. Così, tramite webcam, si erano lasciati andare mostrandosi nudi l'uno all'altro. Il gioco sarebbe andato avanti per qualche tempo prima che la ragazzina iniziasse a rifiutare di spogliarsi ancora. A quel punto, il fidanzato virtuale avrebbe tentato di forzarle la mano, millantando di avere foto di lei in abiti succinti e di pubblicarle in rete se non si fosse ancora spogliata per lui e non gli avesse mandato foto osè sul cellulare.

Circostanze per le quali l'accusa contestava all'imputato, difeso dagli avvocati Mario Del Savio e Federica Pagani, i reati di tentata estorsione, tentata violenza sessuale e induzione a partecipare a spettacoli pedopornografici.
Per la prima accusa il ragazzo, come aveva infine chiesto il pm, è stato assolto. Per l'induzione di minore a spettacoli pornografici il gup ha trasmesso gli atti alla procura dei minori in quanto nel periodo incriminato il giovane era ancora minorenne. La condanna a tre mesi è arriva per la tentata violenza: la ragazzina infatti si spogliò in chat. La difesa ha sostenuto l'assenza di presupposti per configurare i reati, la mancanza di un profitto per la tentata estorsione, la carenza di elementi per le altre due ipotesi.
Probabile il ricorso in appello. La parte offesa avrà un risarcimento danni da quantificare però in sede civile. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico