Extasy, odissea giudiziaria senza fine: nuovo ricorso di Busco, chiede 11 milioni al Comune

Ciò che resta del centro benessere Extasy alla Baraccola
ANCONA - Un’odissea giudiziaria senza fine, che ora si arricchisce di un nuovo capitolo, ma non è detto che sia l’ultimo. Roberto Busco, tramite la sua Dedoma...

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ANCONA - Un’odissea giudiziaria senza fine, che ora si arricchisce di un nuovo capitolo, ma non è detto che sia l’ultimo. Roberto Busco, tramite la sua Dedoma Srl, ha deciso di fare ricorso al Consiglio di Stato contro l’ultima sentenza, pubblicata l’11 agosto 2022, con cui il Tar Marche ha rigettato la domanda di risarcimento da 10 milioni e 646mila euro, chiesti al Comune per la chiusura del centro Extasy e di tutte le attività commerciali che convivevano nel capannone di via Scataglini, abbandonato da 11 anni. Qui dove un tempo ci si allenava, si nuotava in piscina, si faceva shopping e si cenava, oggi regna il degrado.

 

Un buco nero in una zona industriale, la Baraccola, che per altri versi è rifiorita grazie a un tourbillon di aperture. Avevano esultato a Palazzo del Popolo dopo la sentenza del Tar che ha respinto il ricorso dell’imprenditore 75enne, convinto di essere stato danneggiato da due ordinanze del 2012 con cui il Comune aveva disposto la chiusura dell’intero Centro Busco per presunte irregolarità. Entrambe sono state giudicate illegittime dal Tar: la prima (nel 2014) perché è risultato insussistente il presupposto dell’abusiva realizzazione di un “centro commerciale”, visto che non c’era una gestione unitaria degli spazi di servizio e delle infrastrutture comuni; la seconda, incentrata su questioni relative a requisiti edili e sicurezza antincendio, è stata poi ritenuta illegittima dal Consiglio di Stato nel 2021.


Nonostante il doppio successo e l’annullamento delle due ordinanze, Busco si è visto respingere la richiesta di un maxi risarcimento da quasi 11 milioni perché il Tar regionale ha accolto una serie di eccezioni difensive avanzate dal Comune, difeso dall’avvocato Massimo Sgrignuoli, come la mancata impugnativa delle ordinanze di chiusura dei singoli negozi e la mancata formulazione tempestiva di istanze cautelari, ritenuta dalla giurisprudenza amministrativa un elemento di concorso di colpa. In sostanza, per evitare i danni causati dalla doppia ordinanza, l’imprenditore, secondo il Tar, «avrebbe potuto presentare la domanda di annullamento con maggiore tempestività».

Busco, assistito dall’avvocato Guerrino Ortini e ora anche dal professor Enrico Follieri, luminare di diritto amministrativo, ha deciso di continuare la sua battaglia legale. A distanza di 11 anni dal tramonto del suo “impero”, l’imprenditore ha depositato il ricorso al Consiglio di Stato, forte di tre sentenze favorevoli, nella convinzione che ci sia un nesso diretto tra le ordinanze di chiusura di Extasy e delle altre attività del suo Centro e i danni patrimoniali patiti dalla Dedoma Srl (per 8.646.156 euro) oltre a quelli non patrimoniali subiti dalla medesima società (per 1 milione) e personalmente dal ricorrente (un altro milione), anche per la sofferenza psicologica vissuta in questa infinita vicenda giudiziaria. 
 

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Corriere Adriatico