Luchetti “canta” in Procura, l’avvocato snodo dei No Vax. Pesano le confessioni del sanitario. Il gip: Galeazzi ha dato l’input

Luchetti “canta” in Procura, l’avvocato snodo dei No Vax. Pesano le confessioni del sanitario. Il gip: Galeazzi ha dato l’input
ANCONA  - È sempre l’infermiere Emanuele Luchetti, secondo il gip Carlo Masini, il «principale artefice del sistema illecito», continuando fino a due...

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ANCONA  - È sempre l’infermiere Emanuele Luchetti, secondo il gip Carlo Masini, il «principale artefice del sistema illecito», continuando fino a due giorni prima dell’arresto a ricevere, tramite diversi intermediari, somme di denaro di importo rilevante, almeno 300 euro, per i finti vaccini da numerose persone. Il giudice per le indagini preliminari sottolinea nell’ordinanza-bis che già nel giro di un paio di settimane, dopo le prime informative della Mobile che coprono l’inchiesta fino al 23 dicembre, «il novero dei soggetti interessati alle simulate vaccinazioni si è ulteriormente incrementato ed è ragionevolmente destinato a crescere». 

 


Ma se l’inchiesta si è arricchita di significativi riscontri, riconosce il gip, è anche grazie agli interrogatori resi da Luchetti dopo l’arresto del 10 gennaio. L’infermiere, messo spalle al muro da prove indiscutibili, «oltre ad ammettere gli addebiti», ha illustrato nei dettagli «l’origine e le modalità di funzionamento del sistema illecito» chiarendo il ruolo di ciascun intermediario. Ne esce con un risalto ancora maggiore la figura dell’avvocato anconetano Gabriele Galeazzi, 52 anni, ai domiciliari da sei settimane, «rivelatosi il punto di collegamento tra Daniele Mecozzi e Edmondo Scarafoni, da una parte, e Emanuele Luchetti, dall’altra».

L’avvocato Galeazzi, com’era già noto, non avrebbe intascato un euro dalla sua intermediazione, ma si proponeva come “risolvi-problemi” solo per compiacere suoi clienti. Particolarmente interessanti le triangolazioni di telefonate tra Galeazzi, due presunti intermediari (Scarafoni e Mecozzi) e l’infermiere Luchetti. Perché aiutano a capire da quando può essere partito l’affare dei finti vaccini. Il primo contatto tra il pensionato fabrianese Edmondo Scarafoni e l’infermiere Luchetti risale al 6 agosto dell’anno scorso, una chiamata di 12 secondi fatta dall’ex operaio delle Cartiere a Luchetti, anticipata il giorno prima da una telefonata dall’avvocato Galeazzi all’infermiere.
Il legale anconetano fa da fulcro anche nei rapporti tra l’intermediario Daniele Mecozzi, ristoratore di Civitanova, e l’infermiere Luchetti, suo amico. Il primo contatto tra l’infermiere e il ristoratore civitanovese risale al 17 novembre. Poi nelle settimane successive Mecozzi si sentirà spesso con l’infermiere delle false vaccinazioni: oltre 50 contatti in appena due mesi.


L’avvocato Galeazzi, secondo il gip, «tenendosi in contatto con Daniele Mecozzi per una questione legata a un incidente stradale, dopo aver parlato della questione dei vaccini, interpellava Lucchetti Emanuele, persona conosciuta, evidentemente per proporgli di effettuare le simulazioni». «Il contatto è l’avvocato, prima è partito con l’avvocato...», confessa del resto l’infermiere parlando con Carlo Miglietta, odontoiatra in servizio all’hub vaccinale, che aveva finto di stare al gioco di Luchetti ma in realtà ha registrato tutto con il telefonino, consegnando prove preziose alla Mobile. Nell’ordinanza vengono riportati stralci di intercettazioni e tabulati telefonici in cui emergono i contatti tra Galeazzi e Scarafoni finalizzati a instradare clienti verso Luchetti. In particolare si cita un incontro tra l’avvocato anconetano e il pensionato avvenuto a Pierosara di Genga, alla presenza di un ingegnere e di una quarta persona, figlio di un imprenditore locale.


Con la nuova ordinanza dovranno affrontare un nuovo interrogatorio di garanzia gli indagati già colpiti dalle precedenti misure cautelari. A parlare davanti al gip Masini, era stato solamente Luchetti, tuttora in carcere. Aveva detto di «essere solamente un anello della catena, non certo l’organizzatore». I quattro presunti intermediari, ai domiciliari, si sono avvalsi della facoltà di non rispondere. Non tutti hanno fatto ricorso al Tribunale del Riesame per ottenere provvedimenti restrittivi meno gravosi. Bocciate le istanze presentate da Luchetti e dall’avvocato Galeazzi. La posizione di quest’ultimo è anche al vaglio del Consiglio di Disciplina del suo ordine professionale. Per quanto riguarda i presunti clienti della prima tranche, una buona fetta ha ancora l’obbligo di dimora o di presentazione alla pg, mentre altri hanno ottenuto la revoca della misura.

 

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Corriere Adriatico