ANCONA - Per fargliela pagare della fine della loro relazione, avrebbe iniziato a perseguitarla con tecniche dello stalker: telefonate continue, minacce, insulti, appostamenti e...
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Una segnalazione che poteva mettere in guai seri la donna, uscita indenne solo grazie agli accertamenti accurati degli investigatori. Erano state l’analisi dei tabulati telefonici e la visione delle telecamere dove era stato segnalato lo spaccio a scagionare la donna e a mettere nei guai il 40enne. Dopo quell’episodio, infatti, per l’uomo è partita una doppia denuncia: stalking e calunnia. E proprio di questi reati dovrà rispondere davanti al giudice il prossimo 8 maggio. Il rinvio a giudizio per il falconarese, difeso dall’avvocato Nicoletta Pelinga, è stato stabilito ieri mattina dal gup Paola Moscaroli.
In udienza, si è costituita parte civile la vittima, una coetanea dell’imputato, rappresentata dai legali Elena Martini e Cristina Bolognini. Lo stalking sarebbe partito nel 2010, anno in cui i due avevano interrotto la convivenza. Da quasi subito, secondo quanto riscontrato dalle indagini, l’uomo aveva iniziato a perseguitare la ex, tra messaggi, chiamate e minacce di suicidio. In più occasioni, si sarebbe appostato sotto casa per poi telefonarle e ingiuriarla, facendole credere di essere costantemente spiata. L’uomo si sarebbe accanito anche sull’auto della donna: la procura contesta al 40enne di aver forato le gomme e di aver occluso con la colla la serratura del veicolo.
Nel 2012, l’episodio scatenante. Per vederla in manette, l’imputato avrebbe occultato la droga nell’auto della vittima, chiamando il 112 in forma anonima, avvisando che c’era una donna che spacciava a Falconara. Il 40enne aveva fornito il numero di targa della vittima per far andare i militari a colpo sicuro. Ed effettivamente, i carabinieri avevano ritrovato la droga. A togliere la donna dai guai erano state le immagini delle spycam che avevano ripreso l’imputato mentre armeggiava nei pressi nell’auto. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico